Mutuando il don Abbondio di manzoniana memoria: “Tutto il mondo è paese” non s’ha da mandare in onda…E la RAI non è che ci rimedi bella figura… Riccardo Laganà, primo consigliere d’amministrazione RAI a rappresentare l’universo dei dipendenti e direttamente eletto da loro, la nonna di Bovalino ma lui, nato a Roma 46 anni fa, quaggiù non ha più nessun parente, si sottopone volentieri alle nostre domande e rilascia alla Riviera una intervista in esclusiva assoluta.
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“Chiedere la messa in onda della Fiction su Lucano è stato tra i miei primi atti e proposte in CdA. Non c’è nessuna ragione politica o di partito dietro le mie richieste, ma soltanto la volontà di tutelare un bene RAI pagato dai cittadini chiuso in qualche cassetto: valorizzare il patrimonio RAI è una delle funzioni del mio ruolo. Inoltre, il lavoro di molti professionisti e di RAI FICTION merita di essere valorizzato, visto e giudicato dal pubblico, a prescindere dai risvolti giudiziari che ancora coinvolgono il protagonista, in merito ai quali ognuno potrà farsi la sua legittima idea. Sviluppare il pensiero critico è uno dei nostri compiti. Se dovessimo rinunciare a trasmettere un film, una fiction o trasmissione sulla base delle proteste di politica, lobbies o di chiunque altro, credo potremmo mandare in onda soltanto i cartoni animati, e forse nemmeno quelli”.
Ma può una fiction, costata alla RAI tanti bei soldini pubblici, essere tenuta ancora nel congelatore perché un esponente politico dell’allora maggioranza di Governo (il Conte I con Lega e MoVimento 5 Stelle), per non fare nomi il senatore Maurizio Gasparri, si è opposto e perché il ministro dell’interno di quella maggioranza, Matteo Salvini, definì il sindaco del “modello Riace” Mimmo Lucano uno “zero”?
“Non voglio entrare in questioni politiche riferibili ai suoi protagonisti, ho le mie idee come tutti ma io sono un amministratore del Servizio Pubblico e devo tutelare la RAI, il suo patrimonio, nonché lavoratrici e lavoratori. Se cadiamo nel tranello della diatriba ideologica e partitica, tutti parleranno soltanto di quello e non del valore della fiction. Il tema è semplice: un contenuto realizzato con soldi pubblici che non va in onda senza una ragione specifica e inconfutabile, genera perdite economiche oltre ad arrecare un grave danno d’immagine all’azienda. Non è solo una questione meramente finanziaria, mi creda, ma anche e soprattutto di credibilità, autorevolezza e indipendenza per la prima azienda culturale del Paese”.
E può, ancora, la RAI – Servizio Pubblico, ignorare le 100 mila firme raccolte per mettere finalmente fine alla censura e far vedere al mondo che, attraverso l’esperienza di un piccolo comune calabrese, anche in Italia un’altra narrazione, fondata su fatti veri e non su polemiche speciose e di natura politico-elettorale, su immigrati, accoglienza e integrazione, è possibile?
“No, non può ignorarle, perché il Servizio Pubblico è anche loro: un bene comune come da sempre sostengo. Apprezzo i cittadini che mettono la firma, l’impegno anche di un minuto per un concetto di alta partecipazione civica. La storia di Mimmo Lucano, comunque la si pensi, è straordinaria e deve essere raccontata agli italiani dal Servizio Pubblico. Il sindaco di un piccolo ma bellissimo paese del profondo Sud che, grazie al suo lavoro sull’immigrazione ed integrazione, finisce sui giornali più importanti del mondo, fino ad arrivare in cima alla lista delle classifiche mondiali delle persone più influenti del pianeta è qualcosa di realmente incredibile: il sindaco di Riace su “Fortune” con Papa Bergoglio e Angela Merkel. Non per niente anche il grande regista Wim Wenders ha voluto raccontare quanto è accaduto attraverso il suo cortometraggio “Il Volo”. Le ripeto: la giustizia farà il suo corso ed i cittadini avranno modo di farsi la loro idea. Ma la RAI ha sempre raccontato con eccellenza storie eccezionali, specie se si sviluppano in terre complicate e bellissime come la Calabria e, nello specifico, la costa Jonica. Inoltre, in un momento così delicato e tremendo per il turismo, mostrare le bellezze di Riace e della “Costa dei Gelsomini” ad un pubblico in prima serata su RAI1, non solo è utile ma oserei dire doveroso. Una vetrina eccezionale, un contributo enorme della RAI a supporto delle numerose attività turistiche in crisi dell’area Jonica, già in difficoltà negli anni scorsi ed ora ancor più a rischio a causa della pandemia”.
L’ultima sua uscita, il Direttore di RAI1 Stefano Coletta, che dà dell’azienda un’immagine sfacciatamente di parte, e con una scusa che non regge (d’accordo, c’è in corso un processo, ma di quante vicende ancora aperte e da definire processualmente continua ad occuparsi la RAI e qui ricordo gli ottimi, recenti, servizi di “Report” sulla trattativa Stato-Mafia?) forse – e senza forse – se la poteva risparmiare…
“Il mio pensiero riguardo a questo punto l’ho scritto in un commento sui social di qualche giorno fa. A titolo ulteriore di esempio, oltre a quello citato da lei, quanti documentari e film abbiamo mandato in onda su una dolorosa tragedia ancora nelle aule dei tribunali come la strage della Stazione di Bologna? Il precedente Direttore di RAI2 Freccero, dopo mie numerose insistenze, ebbe il coraggio di mandare in onda “LA TRATTATIVA” di Sabina Guzzanti a cui è seguito un interessante dibattito in studio. Potremmo fare lo stesso con la fiction “Tutto il mondo è paese”. Mi rifiuto di credere che i magistrati si facciano condizionare da una fiction e non basino le loro valutazioni sugli atti processuali. Io, come tutti voi, ho letto sui giornali le dichiarazioni del Direttore di RAI1 con estrema sorpresa, più volte su mia interrogazione né lui né l’Amministratore Delegato hanno mai paventato al Consiglio di eventuali timori circa disturbi all’iter processuale in corso. Comunque, chissà perché non si sollevino le stesse perplessità quando si ospitano personalità in attesa di giudizio o condannati in qualità di opinionisti. I cittadini vogliono che la RAI assolva al suo compito di Servizio Pubblico, non possiamo tirarci indietro. Dobbiamo dare elementi di discussione non sottrarli”.
Perché allora una fiction sul “modello Riace” e sul suo artefice Mimmo Lucano fa così paura?
“Io non so se altri abbiano paura ma una cosa è certa: la RAI non può permettersi di avere alcuna esitazione. Se ci sono dirigenti, Direttori o chiunque altro che ha timore di assolvere al compito di Servizio Pubblico e fedeltà ai cittadini contribuenti, forse dovrebbe riconsiderare la sua posizione in RAI”.
Quando, infine, i partiti la smetteranno di “condizionare” pesantemente la RAI?
“Bella domanda: la RAI smetterà di essere condizionata quando una politica matura, responsabile e illuminata deciderà di approvare una legge che la tolga dall’influenza dei partiti e le metta a disposizione risorse economiche certe per adempiere ai costosi obblighi del contratto di servizio. Una riforma che consegni la RAI Servizio Pubblico ai cittadini e che non permetta più “l’assalto alla diligenza” delle nomine oppure si avanzi la pretesa che diventi l’ufficio stampa di questo o quel partito. Parlano della RAI solo quando si tratta di denigrarla o quando c’è da fare nomine, ma quando si parlerà dell’importanza di avere un Servizio Pubblico credibile e autorevole in grado di essere da supporto ad un paese che sta vivendo uno dei più grandi drammi dopo la seconda guerra mondiale? Io rappresento le lavoratrici e i lavoratori, a loro faccio riferimento: la mia nomina è per elezione e non per indicazione politica, per questo mi sento libero di poter criticare o apprezzare ciò che ritengo giusto o sbagliato senza remora alcuna: credo che la questione della Fiction sul sindaco Mimmo Lucano ne sia testimonianza. Prima di essere un Consigliere di Amministrazione, sono fieramente un dipendente che crede – come tutte le mie colleghe e i miei colleghi – nel ruolo del Servizio Pubblico al servizio di tutti i cittadini. Ora più che mai c’è bisogno di un riferimento culturale e di coesione sociale che solo un servizio pubblico può svolgere”.
Pietro Melia con Riccardo Laganà
rivieraweb