Sab. Apr 20th, 2024
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Rapporti con la malavita e assunzioni di persone arrestate per 416bis. Questi i motivi che hanno spinto il Tar prima e il Consiglio di Stato poi a confermare lo stop ad un’impresa, operante nel settore edile, per lavori anche per conto di enti locali, attiva in Basilicata ma legata a doppio filo con le ‘ndrangheta, nello specifico della Locride.

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La sentenza del Consiglio di Stato (presidente: Franco Frattini; estensore: Giulio Veltri) è stata emessa a gennaio, in seguito al tentativo dell’azienda di ricorrere contro il dispositivo emesso dal Tribunale Amministrativo Regionale della Basilicata di conferma dell’interdittiva antimafia della Prefettura di Potenza. Il giudici sottolineano che “per l’esecuzione dei lavori di mitigazione del rischio frana presso un comune l’azienda aveva  assunto un arrestato per associazione di tipo mafioso ex art. 416 bis C.P., sottoposto a sorveglianza speciale, un dipendente, nel 2016, di una società attinta da provvedimento interdittivo antimafia e promotore di iniziative contro presunte persecuzioni della magistratura e delle Forze dell’ordine contro alcune famiglie legate alla ‘Ndrangheta”.

“Attenzionato anche un altro dipendente, destinatario di avviso orale, sottoposto a libertà controllata, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno, condannato per ricettazione, destinatario del foglio di via obbligatorio a non far più ritorno per 3 anni nel comune, ma anche un sorvegliato speciale (arrestato il 12.9.2001 insieme a due latitanti), più volte controllato in compagnia di un altro destinatario di foglio di via obbligatorio del 15.9.2016 ed a sua volta controllato più volte con il suddetto sorvegliato speciale”. L’azienda, inoltre, avrebbe affidato l’incarico fiduciario con mansioni di factotum ad un condannato con sentenza irrevocabile del 2015 per omicidio colposo, il quale è risultato frequentare, oltre al primo dei due predetti operai, anche persone ritenute legate alla ‘ndrangheta, tra cui il capo locale di una ‘ndrina ed è stato destinatario del provvedimento interdittivo antimafia nel 2008.

Il Tribunale ha evidenziato, sulla base della documentazione acquisita dalle forze dell’ordine e dalla Prefettura, che l’azienda ricorrente fa parte anche di un gruppo di consorziate il cui effettivo titolare (secondo indagini giudiziarie) è una persona arrestata per associazione di tipo mafioso, in quanto affiliato ad un clan di ‘ndrangheta. Oltre alla documentazione emessa dalla Prefettura di Potenza, verifiche e ulteriori documenti probatori che hanno avvalorato la necessità di applicare l’interdittiva, sono stati forniti dai Carabinieri di Locri e della locale Direzione Investigativa Antimafia.

fonte: lanuovacalabria.it

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