Mar. Apr 16th, 2024

Di Franco Blefari

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<< ‘U marti ‘i ll’Arzata >>, dell’altiata, come dicevano i latini, cioè quando si levava la carne per 40 giorni, incominciando da domani, mercoledì delle Ceneri, dopo che la farsa era già stata rappresentata in Piazza Ariaporu la domenica di Carnevale, o il giovedì grasso, ‘i ll’Ordaloru ( quandu “cu n’àvi carni mpigna ‘u figghjiolu”, come dicevano gli antichi ), “Canalavari” veniva portato presso il ponte di “Carricatu”. Appena arrivati, tutti i farsanti e la popolazione buttavano “Carnalavari” dal ponte per purgarlo di tutti i suoi peccati di gola e debiti non pagati e riconsegnarlo un’altra volta alla gente che lo amava, purificato, dopo avere espiato la pena. Ma era solo un fantoccio che veniva buttato dal ponte, per significare che nessuno poteva sfuggire alla legge di Dio e degli uomini giusti di una volta. Da ricordare che i primi interpreti di Carnalavari, a Benestare, furono “Peppi Benincasa ‘u Sidernotu, figghjiu ‘i Mastru Brunu ‘u Cocciusu” e “Mastru Peppinu ‘u Baccu, tamburinaru” nel tempo in cui gli sposi, nel periodo di Carnmevale, venivano accompagnati in chiesa dal corteo carnascialesco.(Dal libro “Gente di quel paese di gesso” )

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