Gio. Apr 25th, 2024

Un cosiddetto ‘cold case’ è stato risolto con l’arresto di due persone accusate di aver ucciso un imprenditore nel 1993. L’indagine è nata da uno stralcio del procedimento “Rinascita-Scott”

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 I carabinieri del Ros di Catanzaro e del comando di Vibo  hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere per un delitto di ‘ndrangheta di 28 anni fa.  Salvatore e Rosario Lo Bianco, sono ritenuti responsabili, in concorso, dell’omicidio dell’imprenditore vibonese Filippo Piccione, avvenuto a Vibo, il 21 febbraio 1993. Ai due sono state contestate le aggravanti di aver agito con premeditazione e al fine di agevolare l’attività della ‘ndrina Lo Bianco-Barba. Secondo quanto documentato, l’omicidio sarebbe stato deciso dai vertici della cosca Lo Bianco, attiva a Vibo , che vollero vendicare la morte del loro congiunto Leoluca Lo Bianco, ucciso nelle campagne di Vibo Valentia il 1° febbraio 1992. Dalle investigazioni è emerso che i colpi di fucile che causarono la morte di quest’ultimo erano stati esplosi dall’interno di una proprietà di Filippo Piccione.

Una circostanza che ingenerò all’interno della cosca Lo Bianco il sospetto di un coinvolgimento dell’imprenditore vibonese, e il particolare è stato ricostruito anche attraverso l’esame delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Per questo motivo Piccione sarebbe stato ucciso.

Oltre ai due Lo Bianco, i carabinieri hanno notificato avvisi di garanzia ad altre 8 persone: Michele Lo Bianco, di 73 anni, di Vibo, detto “U ciucciu”; Domenico Lo Bianco (79), di Vibo; Leoluca Lo Bianco (62), di Vibo, detto “U Rozzu”; Filippo Catania (70), di Vibo; Antonino Franzé (66), di Vibo; Vincenzo Barba (69), di Vibo; Alfredo Calafati (59), di Cessaniti; Paolino Lo Bianco (58), di Vibo.

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