Ven. Mar 29th, 2024

I carabinieri hanno arrestato 13 presunti appartenenti alle ndrine di Cutro e di San Leonardo di Cutro accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, usura, estorsione e violenza, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. L’inchiesta, denominata ‘Bing bang’, diretta dalla Procura antimafia di Catanzaro, è iniziata dopo due attentati compiuti il 13 novembre 2018 ai danni di altrettanti negozi di Sellia Marina, davanti ai quali erano state posizionate delle taniche di benzina, ed è andata avanti con indagini tecniche, pedinamenti, accertamenti patrimoniali e l’audizione delle vittime. Le indagini hanno permesso di documentare gli assetti e l’operatività delle cosche Mannolo, Scerbo, Zofreo e Falcone sul litorale jonico catanzarese: in sostanza, le ndrine avevano imposto la propria egemonia sul territorio, e con intimidazioni e violenze avevano ottenuto il controllo delle attività economiche. Durante le indagini, alle quali hanno collaborato alcune vittime, sono state ricostruite le attività usurarie ai danni di commercianti e piccoli imprenditori, che per i prestiti ottenuti pagavano tassi compresi tra il 120% e il 150% annuo, e sono state accertate le condotte estorsive finalizzate a ottenere i pagamenti. Secondo quanto è emerso, il pizzo ad imprenditori e commercianti veniva imposto in maniera particolare in occasione delle principali festività. Oltre agli arresti, i carabinieri hanno sequestrato due società intestate ad uno degli indagati, somme di denaro, conti bancari, rapporti finanziari e beni mobili ed immobili per un valore complessivo di 260 mila euro. Tra gli indagati ci sarebbe anche un avvocato, Frank Mario Santacroce, che fu candidato al Consiglio regionale durante le elezioni del gennaio 2020 nelle liste di Forza Italia: l’accusa nei suoi confronti sarebbe quella di aver tentato di acquisire notizie riservate sulle indagini e di averle poi rivelate ad una delle vittime dell’usura.

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«In questa indagine ci sono due aspetti fondamentali: l’aver dimostrato ancora una volta la proiezione della ‘ndrangheta della provincia di Crotone, dei locali di Cutro, che arrivano fino a Catanzaro; questo territorio apparentemente ibrido, ma in realtà c’è una struttura ben consolidata che in modo sistematico faceva estorsioni ed usura, due reati tipici del sistema mafioso. Il dato che ci conforta è che alcuni imprenditori, sia estorti che usurati, hanno denunciato: in genere è questo che ci fa pensare se siamo o non siamo credibili, se la macchina che abbiamo costruito ha funzionato, in questo caso quella dei Carabinieri e della Procura Distrettuale». Sono le parole del procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, a margine della conferenza stampa dell’operazione “Big bang”.

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