Ven. Apr 19th, 2024

In Calabria solo 19 comuni hanno fornito i dati, nessuna comunicazione da parte delle 5 aziende sanitarie con servizi veterinari

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La nona edizione dell’indagine “Animali in città” di Legambiente, sulla base dei dati 2019, fornisce quest’anno un quadro pre-pandemia delle performance che Amministrazioni comunali ed Aziende sanitarie in tutta Italia dichiarano di offrire ai cittadini che hanno animali d’affezione e, in generale, per la migliore convivenza in città con animali padronali e selvatici.

La gestione degli animali nelle città italiane, nella sua disomogeneità, potrebbe essere un buon indicatore del caos amministrativo del Paese, dei suoi immensi divari tra aree geografiche e tra Comuni.

La situazione in Calabria

In Calabria, su 404 comuni solo 19 hanno risposto. Nessuna comunicazione, invece, da parte delle 5 Aziende sanitarie con servizi veterinari. Dal rapporto tra il numero dei cani registrati in Anagrafe canina territoriale della Regione (che in Calabria ammonta ad oltre 170mila) ed il numero dei cittadini (circa 2 milioni), emerge che vi è un cane ogni 11,4 abitanti. Per quanto riguarda i gatti, invece, su 1.891 felini registrati e circa 2 milioni di abitanti, vi è un gatto ogni 1.029 abitanti. Ma il dato non è attendibile perché in Calabria si stima che sia il numero dei cani che dei gatti vada dai 650 mila ad un milione, quindi da 1,3 milioni a 2 milioni di cani e gatti, la maggior parte dunque “clandestini”.

Approvare al più presto l’anagrafe nazionale per tutti gli animali d’affezione per fare uscire dalla

clandestinità presenze e bisogni diffusi, fare rete tra enti pubblici e privati emulando le esperienze positive, porsi l’obiettivo di 1.000 strutture veterinarie pubbliche ben funzionanti, tra canili e gattili sanitari e ospedali veterinari (una ogni 50-100 mila cittadini a seconda delle esigenze territoriali): queste le richieste di Legambiente.

Tra i 19 comuni che hanno aderito al sondaggio: Laino Borgo, Francavilla Marittima, Torano Castello, Rose, Caloveto, Belsito, San Nicola dell’Alto, Serrastretta, Sellia, Crotone, Centrache, Filandari, Gioia Tauro, Nardodipace, Siderno, Reggio Calabria, Roccaforte del Greco, Bova e Bruzzano Zeffirio. Si tratta di comuni che pur non raggiungendo performance ottimali, hanno mostrato una fattiva collaborazione e la volontà di confrontarsi per migliorare i propri servizi.

Diversi i temi su cui si è basata l’indagine, tra questi le aree cani pro capite. Tra i comuni che hanno risposto, emerge in negativo Reggio Calabria che ne ha solo una per tutta la popolazione ed in positivo Sellia che ne ha una, ma proporzionata al numero degli abitanti. Tutti gli altri comuni, dichiarano di non averne.

Dai dati forniti emerge che 9 comuni, su 19, hanno speso, complessivamente, 1 milione e 124mila euro per i servizi agli animali. Le spese partono da un minimo di 664 euro (come il comune di Centrache che conta 369 abitanti e spende 1,8 euro per cittadino) ad un massimo di 616mila euro del Comune di Crotone (con 61mila abitanti e 10,1 euro di spesa per cittadino). E Reggio Calabria che conta ben 175 mila abitanti, spende 1,9 euro ogni cittadino, per un totale di 332 mila euro.





Risulta difficile dunque poter contribuire al miglioramento o alla promozione delle performance dei comuni e delle aziende sanitarie calabresi se le criticità o le buone prassi vengono sottaciute. Se viene meno la volontà di queste amministrazioni di collaborare al fine di fornire il più possibile un quadro completo, verrà meno anche la possibilità di imprimere un’accelerazione sugli aiuti e sulle agevolazioni che anche in questo ambito possono essere attivati. Ed i questionari inviati da Legambiente hanno proprio questo intento.
 
Alla presentazione nazionale dell’indagine, sono intervenuti, coordinati da Antonino Morabito, responsabile nazionale Fauna e Benessere animale di Legambiente, il ministro della Salute Roberto Speranza, il direttore generale di LegambienteGiorgio Zampetti, la vicepresidente Commissione Ambiente della Camera dei DeputatiRossella Muroni, il presidente dell’ANMVI Marco Melosie il presidente dell’ENCI Dino Muto. Nel corso dell’evento sono stati assegnati i premi Città e Aziende sanitarie amiche degli animali 2020: Prato, Modena e Bergamo in testa alla classifica dei Comuni virtuosi, AUSL Toscana Centro, ASL Vercelli e AS Alto Adige le prime 3 aziende sanitarie premiate.
 
«Mentre canili e gattili sanitari sono essenziali, in numero adeguato e strettamente correlato alla popolazione umana, è invece possibile e urgente pensare a un modello che preveda la drastica riduzione dei canili rifugio – dichiara il responsabile nazionale fauna e benessere animale di Legambiente, Antonino Morabito –. Servono l’impegno e la determinazione di cittadini e pubblica amministrazione e una strategia che affronti il ritardo accumulato con le anagrafi territoriali e il mancato controllo demografico degli animali ‘da compagnia’. Inoltre, non va assolutamente sottovalutato che molte specie animali, quelle selvatiche in particolare, loro malgrado, sono sempre più spesso chiamate a vivere in contesti urbani dove le criticità emergono in pochissimo tempo, producendo enormi sofferenze animali e costi sanitari, sociali ed economici crescenti. A trenta anni esatti dall’approvazione della legge 281/91 è arrivato il momento che il Parlamento istituisca l’anagrafe nazionale degli animali d’affezione per garantire il benessere di tutti gli animali da compagnia, consentendo di prevenire possibili zoonosi e gestire, correttamente e con sempre meno disparità territoriali, i servizi agli oltre 100 milioni di animali da compagnia presenti nelle case degli italiani».
 
 
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