Mar. Mar 19th, 2024

Dal Sud America all’Europa fino alla Nuova Zelanda: la cocaina attraversava oceani e continenti ma la “testa” che dava i comandi era sempre e soltanto a Guardavalle, in provincia di Catanzaro, epicentro della cosca Gallace. A svelare un importante traffico di droga l’operazione “Molo 13”, coordinata dalla procura di Catanzaro ed eseguita dalla Guardia di finanza in Calabria, Sicilia, Puglia, Toscana, lazio, Liguria e Piemonte, per un totale di 20 misure di custodia cautelare, 150 chili di cocaina e 4 milioni di euro sequestrati. La particolarità dell’operazione sta nella scoperta da parte dei militari della Gdf di un sofisticato server occulto in Costarica, grazie al quale i trafficanti e gli uomi del clan Gallace si sono assicurati per lungo tempo una totale copertura da intercettazioni.

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“Indagine tocca quattro Stati”

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha infatti spiegato: “È un’indagine di respiro internazionale, che tocca quattro Stati e parte dalla Colombia. L’elemento di novità sta nel ruolo del Costarica, paese che ha non solo la più grande biodiversità del mondo ma è anche la porta della droga verso l’Europa. Questa volta in Costarica abbiamo scoperto un server di intercettazioni telefoniche, che usciva fuori dai canoni ufficiali perché non apparteneva a nessuno Stato e a nessuna società, bensì era abusivo e usato da organizzazioni criminali in particolare i trafficanti di cocaina. Questo server impediva intromissioni esterne ma siamo riusciti a bucarlo e a cogliere le conversazioni fra trafficanti in chiaro, non criptate. Questo consente di attestare la credibilità della polizia giudiziaria italiana all’estero, perfezionata da diverse operazioni. Abbiamo molto materiale probatorio su una famiglia di ‘ndrangheta di serie A, i Gallace, che opera anche nel Reggino. Il dato significativo, che testimonia il salto di qualità, è essere entrata in un circuito di elite del narcotraffico”.

Il generale Alessandro Barbera , capo della Scico, ha aggiunto: “E’ un’indagine importante perché dà la chiara percezione della qualità della polizia giudiziaria italiana nel mondo. Abbiamo raccolto conversazioni e chat che ci hanno rivelato un sistema perdurante finalizzato al traffico di cocaina. Analizzando i tabulati telefonici, abbiamo riversato intere conversazioni che hanno descritto attività illegali nel campo dello smistamento di droga in Europa ma anche Oceania. Abbiamo fermato il tentativo di traffico di 200 chili di cocaina in partenza dall’America del Sud e destinata al porto di Livorno, ma che si è poi dispersa in mare per cattive condizioni meteo ma siamo riusciti a sequestrare 150 chili”.

“L’organizzazione transnazionale – ha affermato il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla – aveva legami con più Paesi d’Europa. Uno degli snodi dell’inchiesta è il sequestro di cocaina davanti al porto di Livorno. Ciò ha comportato una collaborazione con la procura di Firenze, perché in Toscana vivono alcuni esponenti della cosca Gallace. Il centro direzionale di questa organizzazione era a Guardavalle, qui avvenivano gli incontri importanti e da qui partivano le direttive per il traffico di droga. Questo sistema della comunicazione criptata è stato svelato perché alcuni esponenti della cosca operavano in Calabria”.

“Grande sforzo investigativo”

Per il generale della Gdf Guido Geremia: “L’operazione nasce da una grande sinergia tra procura e Guardia di finanza. Si parte da Guardavalle ma si arriva in Colombia, Costarica e Nuova Zelanda. Ciò richiede un grande sforzo investigativo ma la risposta è stata ottima anche perché questa è la nuova frontiera delle indagini ed è per noi motivo di crescita”.

Il colonnello Gdf Carmine Virno ha parlato di “un’attività complessa che ci ha consentito di scardinare il sistema. La cosca ha al suo interno una rigida divisione di ruoli e compiti ben precisi e che non vanno mai travalicati. Una suddivisione quasi militare. La cosca aveva ingenti mezzi economici e logistici, come dimostra il sequestro di 4 milioni di euro. Le mire attuali della cosca erano Australia e Nuova Zelanda. Per copertura usavano carichi di frutta. Importanti collaboratori di giustizia parlavano direttamente con i colombiani. Per quanto riguarda il server, era una scommessa difficile ma che siamo riusciti a vincere: 96mila account da decodificare”.

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