Il sistema di accoglienza degli immigrati in Calabria, compreso il “modello Riace”, è nuovamente sotto la lente d’ingrandimento. Questa volta è la Procura regionale della Corte dei Conti della Calabria che, al termine di una minuziosa attività d’indagine svolta dalla Guardia di Finanza, ha inviato una richiesta a fornire deduzioni, nel termine di 45 giorni dalla notifica dell’atto, che si compone di 78 pagine, in ordine ad un ipotizzato danno . Solo successivamente la Procura contabile potrà decidere di emettere o meno un atto di citazione in giudizio.
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La somma sarebbe stata indebitamente percepita nel corso della gestione dell’emergenza relativa all’afflusso dei migranti provenienti dal Nord Africa nell’anno 2011. In sintesi, è emersa la sussistenza di elementi per l’affermazione della responsabilità amministrativa-contabile nei confronti di tutti i coloro che, soggetti affidatari o di rappresentanti legali o rappresentanti di fatto delle strutture affidatarie dei servizi di accoglienza, in concorso con il soggetto attuatore incaricato in ambito regionale a predisporre i necessari atti e interventi per la gestione dell’emergenza «hanno ideato e progettato un sistema dolosamente funzionalizzato a favorire l’indebita percezione dei contributi riconosciuti in conseguenza dello stato di emergenza nazionale e della necessità di assicurare un ricovero ai soggetti migranti provenienti dal Nord Africa».
Tra le persone coinvolte a livello regionale, ci sono alcuni consorzi e cooperative sociali con sede legale a Roma, a Cosenza e provincia, in provincia di Catanzaro, in provincia di Crotone e nell’area Metropolitana di Reggio Calabria, con i rispettivi rappresentanti.