Gio. Apr 18th, 2024
La nuova aula bunker a Lamezia Terme dove stamani inizia il maxi processo "Rinascita Scott" - che vede imputate oltre 300 persone - contro le cosche di 'ndrangheta del vibonese e dei presunti referenti istituzionali, politici, economici e della massoneria deviata, 13 gennaio 2021. ANSA/SALVATORE MONTEVERDE

Esponenti cosche del Vibonese individuati tra 17 furbetti

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 Ci sono anche quattro esponenti di cosche di ‘ndrangheta operanti nel vibonese, arrestati nell’ambito dell’operazione della Dda di Catanzaro Rinascita Scott, del dicembre 2019 e di cui si sta celebrando il processo, tra le persone 17 individuate e denunciate dalla Guardia di finanza del Comando provinciale di Vibo Valentia, per avere percepito senza averne diritto il reddito di cittadinanza.
    Uno di loro è Antonino Barbieri, cognato del boss di Zungri, Giuseppe Accorinti, e fratello di Francesco Barbieri, ritenuto al vertice della ‘ndrina di Cessaniti.

Gli altri tre sono Antonino Lo Bianco e Sergio Gentile, ritenuti contigui al clan Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia e Gaetano Loschiavo, ritenuto affiliato al clan Bonavota.
    Gli accertamenti svolti hanno consentito al procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo di chiedere e ottenere dal Gip il sequestro preventivo delle somme di denaro indebitamente incassate per un totale di euro 114.262,81, eseguito dagli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Gicodella Guardia di Finanza di Catanzaro, L’indagine ha evidenziato come 17 residenti nei comuni del vibonese abbiano illecitamente ottenuto il beneficio attraverso false dichiarazioni e omettendo di comunicare informazioni dovute. Inoltre è stato rilevato che i beneficiari avevano omesso di comunicare di essere sottoposti a misura cautelare personale, anche a seguito di convalida dell’arresto o del fermo, non comunicando loro condanna definitiva intervenuta nell’arco dei dieci anni dalla richiesta del beneficio o che alla condanna o alla misura cautelare era stato sottoposto un loro familiare.Tra gli indagati, infatti, figurano soggetti che all’atto dell’inoltro della domanda alla sede dell’Inps o comunque durante l’erogazione del beneficio erano stati sottoposti a misure cautelari personali o condannati per reati particolarmente gravi, quali associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina, violazione di norme in materia di armi e sostanze stupefacenti. Dalle indagini è emerso che l’importo complessivo indebitamente riscosso dai quattro indagati ammonta a oltre 23 mila euro.

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