Sab. Apr 20th, 2024

di Elia Fiorenza – Tommaso Campanella: un grande, una “macchina da guerra”, un affabulatore, capace di convincere i più riottosi, un filosofo che ebbe tanti nemici, specialmente nella Chiesa, perché accusato di essere un eretico, un intellettuale moderno, che diede spazio all’agire e non solo all’idea che naviga per terre lontane senza inficiare la realtà, un esperto di scienza della politica, che, per primo, inventò il termine aforisma politico e che, per primo, nella storiografia concepì il popolo quale motore e agente principale della storia.

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Non ha mai avuto paura di nulla, diceva e scriveva ciò che pensava; è vero, ha fatto degli “aggiustamenti” alle sue opere, ma solo per frenare l’Inquisizione, che lo considerò un impostore, un fallito, un mangiapreti e un pericolo per il mondo ecclesiastico che voleva riformare e moralizzare.

Fu un poeta, un grande teologo, un esperto di ars medica, un astrologo e un mago, creduto persino da pappa Urbano VIII, che lo volle nelle stanze pontificie per scongiurare l’influsso malefico esercitato dagli astri, che volevano mandarlo nell’aldilà.

Tutto questo è messo bene in evidenza nella pubblicazione Intervista a Tommaso Campanella, data alle stampe da Città del Sole Edizioni di Reggio Calabria e in questi giorni in libreria.

Campanella è ritornato in vita (se vogliamo, non è mai morto, vista l’attualità del suo pensiero e l’amore di milioni di lettori per la sua Città del Sole) e allo scrittore e giornalista Claudio Stillitano, studioso del frate domenicano di Stilo, ha rilasciato un’intervista, che non vuole essere solamente un ricordo appassionato dello stilese, ma un programma di vita per una realtà che è allo sfascio.

Chiede Stillitano al filosofo: “Fra Tommaso, qual’è la cosa che dà più fastidio nella realtà odierna”?

“La bestialità umana – risponde Campanella – Mai si era visto un mondo simile, fatta eccezione per alcuni secoli (quelli dell’Inquisizione, per esempio), dove la vita umana non aveva alcun senso ed era un bene da calpestare, da sconfiggere ad ogni costo. Noi oggi vediamo famiglie distrutte, mogli uccise per gelosia o perché vogliono costruirsi una nuova vita, fidanzate mandate nella fossa perché amanti della libertà e per difendere il loro diritto di essere donne. Nella mia Città del Sole, le donne hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri degli uomini. Le vostre leggi non bastano più. Ci vuole più prevenzione e punizioni severe perché l’ordine e i giusti rapporti tra gli esseri umani tornino a trionfare”.

L’intervistatore chiede se è la stessa dignità umana ad essere messa sotto i piedi.

Risponde il filosofo: “Certo. La dignità dell’uomo è sacra. Chi pensa di voler sopprimere i diritti fondamentali che sono stati dati da Dio e dalla natura, ma anche previsti nella vostra Costituzione, fa un atto di violenza da condannare. L’uomo deve essere rispettato nel suo essere, nel suo comportamento e nel suo modo di credere. Non va abbindolato, nemmeno dalla politica, che ancora oggi considera l’elettorato come un gregge da condurre dove si vuole e per i propri scopi. Le leggi, a tal fine, devono essere poche ma “istruttive”, prese in esame seriamente e devono colpire in modo efficace e convincente i reggitori della cosa pubblica che agiscono come delinquenti”.

Secondo il filosofo il lavoro dovrebbe essere il primo principio che regola un governo. Nella Città del Sole, ricorda – essendo i compiti, i mestieri, le fatiche e i lavori distribuiti su tutti, i singoli non devono faticare più di quattro ore al giorno. I lavori più faticosi sono i più stimati, quello del fabbro ferraio per esempio o del muratore.

“Da voi – dice Campanella all’intervistatore- i lavori più umili sono messi da parte o vengono affidati ad immigrati o ai più deboli. Dove non c’è lavoro aumenta la delinquenza, la criminalità, specialmente tra i giovani, che sono i primi ad essere arruolati nelle fila del potere criminale. Mi chiedo spesso perché tutte le vostre leggi di bilancio si improvvisino e si opera con il contagocce per reperire soldi in tal senso. Tutta la vostra legge finanziaria dovrebbe essere finalizzata alla creazione di posti di lavoro. È da lì che nasce lo sviluppo, l’autostima, il piacere fisico e morale”.

Il frate si interessa anche dello snellimento e della leggerezza dei lavori parlamentari. A cosa servono, si domanda, molti deputati e senatori? “A riscaldare gli scranni del Parlamento. Nella mia Città sono pochi i governanti-filosofi. Il Metafisico, che è il capo temporale e spirituale, i principi collaterali Potenza, Sapienza e Amore e tutti gli altri funzionari incaricati in settori specifici”.

Claudio Stillitano osserva che nel pensiero politico del filosofo vi è una contraddizione.

Chiede infatti a Tommaso Campanella: ” Ma come possono coincidere la Città del Sole, che vive secondo la legge naturale e la ragione, influenzata dagli astri e la monarchia ierocratica, che ha alla guida il papa? Mi sembra una contraddizione. Io penso che voi non avete mai abbandonato l’idea della Città del Sole, che predomina nei vostri scritti”.

Risponde Campanella: “Non l’ho mai abbandonata, tant’è vero che è citata ampiamente nell’Ecloga scritta per la nascita del Delfino di Francia. E’ il mio ideale preferito, la mia creatura più coinvolgente. Si potrebbe dire che essa è il contenuto, il programma, e la monarchia universale del papa il mezzo con cui realizzarlo, senza inficiare nulla dei suoi programmi”.

Ultima domanda di Stillitano: “Lo storico Luigi Amabile, studioso del 1800, nei suoi scritti parla di simulazione. Voi, in pratica, avete ritenuto come vera opera la Città del Sole, mentre le altre non sono altro che mascheramenti, ripieghi dovuti per non urtare la volontà e la repressione dell’Inquisizione. È così?”

“Non intendo rispondere a questa domanda – chiude fra Tommaso- Siete voi lettori e cultori delle mie opere a dare la risposta giusta e adeguata”. A noi, il giudizio.

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