Ven. Apr 19th, 2024

E certificato per chi ha ricevuto dosi non approvate in Ue

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“È doveroso che l’Italia, così come fanno già Spagna e Francia, non chieda tamponi all’ingresso oltre al green pass”. Se si è fatto il vaccino “non devo fare il tampone, mentre invece oggi in alcune zone d’Italia viene chiesto il tampone anche a chi è vaccinato”. E dovrebbe essere giusto che una certificazione venisse data anche a coloro che hanno ricevuto vaccini non ufficialmente approvati dall’Agenzia Europea dei medicinali, ad esempio tramite un certificato che attesti la presenza di anticorpi. “Altri Paesi lo stanno facendo, facciamolo anche noi. Non possiamo rimanere indietro.” Lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, a ‘L’Italia s’è desta’ su Radio Cusano Campus. La questione, secondo il sottosegretario alla Salute, va ben oltre il turismo e si estende a tutti coloro che hanno ricevuto vaccini non ufficialmente approvati dall’Agenzia Europea dei medicinali. “Abbiamo diversi concittadini – ha detto – che, vivendo in altre nazioni, hanno fatto lo Sputnik o il vaccino cinese. Hanno sicuramente gli anticorpi e devono tornare in Italia perché magari sono un anno o due che, a causa della pandemia non lo fanno. Al momento il loro vaccino non viene riconosciuto perché non è stato approvato dall’ente regolatorio europeo, sebbene sia stato approvato in altre nazioni europee. Ad esempio, lo Sputnik, in Ungheria: la soluzione che ho proposto già diverse settimane fa, la cui risposta si fa attendere da troppo tempo, è: visto che il vaccino non è stato approvato dall’Europa, è sufficiente una certificazione che attesta la presenza di anticorpi”. Stesso discorso per coloro che hanno fatto Reithera. “Ci sono centinaia di italiani – ha precisato – che, desiderosi di aiutare l’Italia, si sono offerti volontari per farsi somministrare un vaccino, quello di Reithera, e che ora purtroppo non possono fare un altro vaccino. Molti hanno gli anticorpi. Eppure questi non avranno il green pass. Troviamo un minimo comun denominatore per tutte queste persone”. “È innegabile – ha concluso – la lentezza del ministero a rispondere a un quesito molto semplice”.

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