Ven. Mar 29th, 2024

Elisabetta Barbuto (M5S) – “Ablyazov non fu mai rifugiato politico, era ricercato per crimini commessi in diversi paesi.” Aumentano i dubbi sulla condanna di Renato Cortese e degli uomini coinvolti nel caso Shalabayeva, moglie del presunto dissidente.

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Non un rifugiato politico ma un criminale ricercato per gravi reati finanziari. È questo il quadro fornito dai ministeri dell’Interno, della Giustizia e degli Esteri riguardo a Mukhtar Ablyazov. Quadro che emerge nella risposta all’interrogazione presentata dai parlamentari del M5S, Caterina Licatini, Francesco D’Uva, Elisabetta Barbuto, Aldo Penna e Davide Aiello, per sollecitare gli opportuni accertamenti e per far luce su alcune ombre di tale vicenda. Nel 2020, infatti, era stata emessa una sentenza di condanna per sequestro di persona nei confronti di sette uomini dello Stato, tra cui l’ex questore di Palermo e simbolo della lotta alla mafia, Renato Cortese, e il questore Maurizio Improta che avevano condotto le operazioni di espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del presunto dissidente kazako.

Quanto si delinea adesso è che non solo Ablyazov non possedeva alcun permesso valido per stare in Italia, ma anche che la sua presenza sul territorio nazionale risultava da una nota pervenuta dall’Interpol di Astana con cui si comunicavano le ricerche in atto per i reati di truffa e appropriazione indebita di grosse somme di denaro. Ablyazov non è mai stato un richiedente asilo. Una vicenda che rende ancora più grottesca la sentenza nei confronti di Cortese e altri eccellenti servitori dello Stato per l’espulsione della Shalabayeva, ritrovata dalle autorità in possesso di passaporto con evidenti segni di contraffazione.
“Mi auguro – ha dichiarato la Deputata Barbuto – come già hanno chiesto tutti i colleghi del Movimento 5 Stelle firmatari dell’interrogazione – che i dati che dimostrano i trascorsi e gli intenti criminali di Ablyazov, contribuiscano anche a riabilitare tutti coloro che hanno dovuto subire un’ingiusta condanna per i compiti svolti con decoro nell’esercizio delle proprie funzioni”.

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