Mar. Apr 23rd, 2024



di SANTO STRATI – Se nella primavera del 2019, mentre infuriava l’assurda campagna sull’autonomia differenziata da parte di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna ai danni delle regioni meridionali, qualcuno avesse detto che sarebbe stato un veneziano a portare acqua al mulino della Calabria, l’avrebbero certamente mandato alla neurodeliri. E invece è successo, succede. E non è – questa è la sensazione – una trovata elettoralistica: il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, leader e fondatore di Coraggio Italia, s’è innamorato della Calabria e l’ha eletto luogo ideale per il laboratorio politico del suo movimento: una sorta di prova generale sul territorio, senza proclami e parole al vento, ma con la sola arma del buonsenso. “Se cresce la Calabria cresce l’Italia” – il suo slogan – detto da un veneto dimostra che, in questo Paese, c’è anche qualcuno che ancora ragiona. C’è un territorio utilizzato all’1 per cento, 800 km di costa bellissima, un capitale umano unico e straordinario, un bacino di consumo strepitoso: non ci vuole una laurea in economia ad Harvard per capire che tutto il Mezzogiorno – se si creano le corrette condizioni di welfare, con lavoro, sicurezza, benessere – è il naturale mercato commerciale di cui le industrie del Nord hanno incredibilmente bisogno, dopo quasi due anni di pandemia.

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Lavoro, lavoro e lavoro, che però significa stipendi decorosi, qualità della vita, mobilità e una sanità degna del Paese. E soprattutto la possibilità di sognare un futuro per i giovani, un patrimonio che la Calabria ha stupidamente dilapidato e sta regalando alle regioni ricche, ai Paesi industrializzati, al mondo: a tutti coloro che ne intuiscono competenza e capacità e valorizzano in chiave di merito le risorse migliori, che si sono formate a spese dei calabresi.

Il sindaco Brugnaro è rimasto piacevolmente sorpreso da questa terra. Era venuto convinto di dover fare campagna elettorale a Roberto Occhiuto (che non ne ha apparentemente bisogno) e ha, invece, intuito il potenziale del territorio per sperimentare il laboratorio politico di Coraggio Italia (che non è un’esortazione, ma una convinta affermazione) sulla scia dei tentativi esperiti, forse troppo timidamente, dal sen. Gaetano Quagliarello e da altri. La dicotomia destra-sinistra è realisticamente superata dalla storia: ci sono posizioni riformiste e spinte antieuropeistiche, idee laburiste e grigi conservatorismi, ma tutti insieme – in Calabria oggi, in Italia domani – esprimono la grande voglia di rinnovamento che percorre il Paese. Soprattutto alla luce della straordinaria opportunità del post-covid, Con i miliardi della UE e del Piano di ripresa e resilienza. Serve – è evidente – un approccio diverso della politica nei confronti dei cittadini, dove il territorio sia il vero protagonista di una stagione di riforme e di pacifica rivoluzione industriale e sociale.

Il sindaco Brugnaro ha ipotizzato per la Calabria una crescita che si ispira a quello del Nord Est: da industriale, pragmatico e con idee di sviluppo meritevoli disella massima attenzione, Brugnaro si rivela un personaggio carismatico che sprizza simpatia e raccoglie un inaspettato consenso. Semplicemente perché non fa altro che dire le cose che la gente ripete da anni: la crescita non va fatta a spese dell’uno o dell’altro: l’Italia, il Paese, deve muoversi unito, sfruttando ogni possibile sinergia, ogni occasione di sviluppo. E quale opportunità migliore della Calabria per costruire un percorso di crescita felice che permetta a chi è nato in questa terra di poterci restare, mettere su famiglia, disegnare il proprio futuro? E a chi è dovuto andar via di poter immaginare un ritorno, con occasioni di lavoro e qualità della vita per consegnare ai propri bambini un domani seriamente migliore?

Ecco, la Calabria è questa per il veneziano Brugnaro che si prepara alla “rivoluzione gentile” senza minimamente pensare (ma ne era comunque già al di fuori) al federalismo becero della Lega Nord o alle stupide argomentazioni di chi pretendeva maggiore autonomia amministrativa, sulla scorta di quella miserabile idea della spesa storica che ha condannato tutto il Mezzogiorno e le regioni più povere a vedere allargare il divario tra Nord e Sud.

Con Roberto Occhiuto, candidato presidente della coalizione di centro destra, che veleggia senza ostacoli verso la Cittadella di Germaneto, Brugnaro ha trovato un partner ideale cui offrire idee e competenze per veder germogliare un nuovo modo di intendere la politica. Ci sono imprenditori illuminati in Calabria, abbandonati a loro stessi, ci sono opportunità disattese, opzioni di crescita mai neanche tentate, perché – diciamoci la verità – la politica regionale ha svolto un ruolo servile mai nei confronti del territorio, ma solo agli interessi di parte. Occhiuto, da questo punto di vista, potrebbe rappresentare una grande novità, sia perché sinceramente spinto da uno smisurato amore per la sua terra, sia perché da politico navigato conosce bene i marosi da cui dovrà tenersi lontano.

È questa la vera sfida, contro una sinistra rinunciataria e volutamente perdente, che Occhiuto dovrà affrontare: fare scelte che non gli garantiranno simpatie e vita facile, ma è, diversamente, un’occasione irripetibile per gettare le basi per una nuova Calabria. E, nel caso di Brugnaro e i suoi crescenti sostenitori, di puntare a una nuova Italia, moderna, libera da corruzione, malaffare e soprattuto burocrazia, che, a sua volta, facilita e alimenta la malasanità e la malagiustizia, nonostante non manchino tantissime figure che sono pregevoli modelli di legalità.

Non è in gioco un’elezione regionale, sia ben chiaro: ci stiamo giocando tutti il futuro. Tra le spinte populiste di Luigi De Magistris – che rinuncia a candidarsi anche come consigliere e mette a rischio un posto sicuro a Palazzo Campanella – un centrodestra “scottato” da un’esperienza di governo “provvisorio” non proprio entusiasmante, e un centrosinistra che non è uno ma probabilmente trino, i calabresi devono individuare a chi affidare l’ipotesi di sviluppo che potrebbe cambiare questa terra. Sarà un errore astenersi (si vada comunque al seggio) e sarà un errore farsi incantare da eventuali incantatori di serpenti. Le liste (da presentare entro il 3 settembre) ci diranno qual è l’idea di governo, quale idea di crescita hanno in mente gli aspiranti governatori. Attenzione al deja vu: se manca a il coraggio di cambiare, non ci sarà nemmeno quello di osare. E la Calabria ha bisogno di condottieri motivati, non mercenari in cerca di fortuna.

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