Ven. Apr 19th, 2024

Sarà un Ferragosto triste per il Parco Nazionale d’Aspromonte, la riserva naturale protetta del reggino messa in ginocchio da roghi che hanno seminato morte e distruzione. E se le faggete vetuste, dichiarate soltanto poche settimane fa patrimonio Unesco, sono state soltanto sfiorate dalle fiamme e miracolosamente scampate al peggio, tutto il resto è stato cancellato dalla furia del fuoco. Dalla foresta di Ferraina, all’interno del comune di Samo, alla valle infernale di San Luca, passando per uno dei boschi di pino calabro più importanti dell’intero parco, quello di Acatti. E poi ancora la lingua di terra compresa tra le fiumare Butramo e Bonamico, nella sua parte alta, l’area nei pressi del rifugio Canovai e la pineta di località Rina, a Martone, fino a pochi giorni fa simbolo della natura rigogliosa e incontaminata.

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Chi sceglierà la montagna per il giorno più atteso dell’estate dovrà fare i conti con le insidie lasciate dal fuoco e con un odore di fumo acre ancora troppo presente. Una conta vera e propria dei danni non è stata ancora fatta, ma è ragionevole pensare che quei paesaggi resi lunari dalle fiamme impiegheranno diversi anni prima di tornare ai fasti di un tempo. La situazione ancora di emergenza in altura costringerà turisti e residenti a spingersi verso le località di mare. Saranno in tanti, anche dalla vicina Piana, a riversarsi sulle spiagge di Marina di Gioiosa, Roccella Jonica, Siderno e Locri. Con l’augurio che anche in riviera, dove le aree verdi non mancano, tra una grigliata e l’altra, ci si ricordi di apprezzare e rispettare le bellezze naturali della nostra terra.

Ilario Balì ilreggino.it

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