di Raffaella Silvestro
Palaviglianiti è stato arrestato il 3 agosto da Polizia Spagnola, Udyco Central, e dai carabinieri
del comando provinciale di Bologna, nucleo investigativo,
coordinati dal procuratore Giuseppe Amato e dai pm Roberto
Ceroni e Michele Martorelli, in collaborazione con Eurojust
(Filippo Spiezia) e in raccordo con il Servizio di cooperazione
internazionale di polizia.
Ritenuto elemento apicale dell’omonimo casato ‘ndranghetista,
tuttora operante nei comuni di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri
(Reggio Calabria) con ramificazioni nel Nord Italia, in
particolare in Lombardia, e nel Sud America per la gestione del
traffico internazionale di stupefacenti, Paviglianiti era già
stato condannato all’ergastolo (pena in seguito sostituita con
la reclusione per 30 anni) per una serie di omicidi,
associazione di tipo mafioso e reati di droga, commessi a
partire dagli anni ’80.
Ha avuto un ruolo di prim’ordine, spiegano i carabinieri, nel
corso della cosiddetta seconda guerra di mafia, quando insieme
ad altre famiglie di ‘Ndrangheta della provincia di Reggio
Calabria aveva appoggiato la cosca De Stefano nella sanguinosa
faida con i Condello.
L’indagine che ha portato a rintracciarlo nasce dal nuovo
provvedimento emesso dalla procura bolognese, arrivata dopo un
ricorso in Cassazione che ha rilevato il calcolo errato che
aveva rimesso in libertà il boss.