Ven. Mar 29th, 2024

«Sul servizio idrico integrato la Regione Calabria e il presidente dell’Autorità idrica calabrese, Marcello Manna, stanno inscenando una nuova versione, in salsa nostrana, di Aspettando Godot. Dal maggio scorso il sostituto presidente della Regione, Nino Spirlì, e l’assessore regionale all’Ambiente, Sergio De Caprio, sono rimasti immobili come statue di cera, il classico annuncio a vanvera, senza fatti. Nulla abbiamo visto dopo il loro strombazzamento della pubblicizzazione di Sorical e della nascita di una multiutility per acqua, rifiuti ed energia in Calabria». Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Giuseppe d’Ippolito, che attacca: «A noi era chiaro sin da subito che Spirlì e De Caprio stavano recitando e anche molto male, perché Sorical è in liquidazione e sulle sue azioni esiste un diritto di pegno vantato da un Fondo governativo tedesco, come abbiamo denunciato in grande solitudine. Il punto è che il tempo perso non si può recuperare e che, senza soluzioni reali e veloci, il rischio – avverte lo stesso deputato del Movimento 5 Stelle, che alla Camera siede in commissione Ambiente – è che si possano perdere i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinati alle opere infrastrutturali da realizzare per garantire l’acqua ai calabresi. Nell’estate scorsa abbiamo subito per l’ennesima volta la grave inefficienza della Sorical, che, per bocca del commissario leghista Cataldo Calabretta, ha provato a scaricare le proprie responsabilità, gravi e datate, sui Comuni della Calabria». «È fin troppo chiaro che sulle risorse del Pnrr sono puntati del centrodestra calabrese, il cui candidato presidente, Roberto Occhiuto, ha dichiarato di voler indebitare ulteriormente i cittadini – rimarca l’esponente 5 Stelle – con prestiti pubblici che servano a salvare la decotta Sorical, monumento, prossimo al crollo, di un potere rovinoso e inconcludente. L’unica via d’uscita è, invece, che a Sorical si affidi la sola captazione dell’acqua e – conclude D’Ippolito – ad un gestore dei Comuni si facciano gestire la distribuzione, le reti e la depurazione. Il futuro è segnato dalla guerra per l’acqua e perciò la Calabria non può più essere cieca, presa in giro e depredata».

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