Ven. Mar 29th, 2024

di Raffaella Silvestro

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Non poteva che essere la fine di una giornata uggiosa ad accompagnare la funesta notizia. Anche il cielo si è vestito di lutto per piangere con noi l’uscita improvvisa da questo mondo della maestra Tecla che, appena qualche mese fa, avevamo festeggiato, come meritava, dopo una vita dedicata ai ragazzi e alla scuola. Questa scuola che ha servito con amore e passione non poteva lasciarla andare e lei aveva accettato di seguirci a latere come insegnante in congedo permanentemente attivo.

Oggi la notizia che testardamente volevamo allontanare ci consegna il suo corpo freddo e il ricordo caldo di quell’intelligenza viva e creativa del suo fare scuola rimane l’unico tratto di vita che ci terrà, d’ora in poi, legati a lei. Il suo ultimo pensiero siamo stati noi, la sua famiglia allargata, e ha vergato sul letto di morte una lettera di commiato certa che il suo non sarà un abbandono.

È stata tanto tumultuosa la sua opera educativa e formativa che non riusciamo, in questo momento di confusione emotiva, a focalizzare i numerosi ricordi. Tecla non è possibile sia andata via così velocemente dalla nostra esistenza! Senza avere il tempo di capire come il male silente e devastante abbia potuto sottrarla in un batter d’occhio alla vita. Volevamo ripercorrere con lei gli anni spesi nella scuola e per la scuola. Il tempo è stato tiranno e sarebbe per noi solo una consolazione sapere che possa vederci affranti dal dolore ai piedi delle sue spoglie mortali, sentire il nostro affetto, il nostro abbraccio e il senso di solitudine che ci ha colpiti.

Tecla è stata e sarà parte inseparabile di quella scuola che, come ci ha insegnato a fare, non aspetta i tempi delle trasformazioni e dell’innovazione, ma li anticipa. Il suo essere Maestra ha significato, in ogni momento, essere al passo con il cambiamento e le sue sfide. La sua attività professionale è stata fino all’ultimo una sfida con se stessa, per quella capacità originale di trascinare con impetuoso moto innovativo l’ambiente di lavoro che sentiva suo e nostro.

Lo scroscio d’acqua di questa notte uggiosa ha portato solo la triste novella e Tecla ha finito la corsa nel suo caro borgo dell’anima.

A noi rimane il ricordo misto a dolore di non poterla avere più come dinamica compagna di lavoro e di svago. Giriamo lo sguardo tra le aule, i corridoi, la biblioteca, la sala computer, le lavagne interattive e tutto, tutto, ci parla di lei.

Che tristezza la vita abbarbicata ai ricordi!

Quello di Tecla, però, non è solo ricordo. È presenza indelebile scritta nel cuore e nella mente dei suoi allievi, delle loro famiglie, di noi, docenti e personale ATA, suoi colleghi di lavoro che l’abbiamo apprezzata, seguita, sostenuta e incoraggiata nei suoi impegnativi carichi di lavoro.  È presenza indelebile per tutti noi, non meno e non più che per i suoi cari, Luigi ed Alessandro in primis, con i quali ci sentiamo parte dello stesso dolore.

Addio Maestra Tecla! Il nostro dolore lo affidiamo al Canto mesto del poeta che tanto amavi (Giovanni Pascoli, I canti di Castelvecchio):

“… È finita qui la rossa estate.

Appassisce l’orto: i miei gerani

più non hanno che i becchi di gru…”

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