La comunità Papa Giovanni XXIII
esprime “viva preoccupazione” per il generale clima di crescente
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criminalizzazione della solidarietà. “Le Ong che operano in mare
per salvare vite vengono descritte, come già accaduto in
passato, come organizzazioni criminali colluse con i
trafficanti; coloro che nei vari territori europei si adoperano
per assicurare accoglienza e integrazione vengono rappresentati
come affaristi senza scrupoli che mirano ad arricchirsi,
sfruttando l’emergenza profughi.
È in atto un’allarmante criminalizzazione di individui, comunità
e gruppi che mostrano solidarietà ai migranti; sono diventati
bersagli di campagne tossiche mirate a delegittimarne le
attività e a negare la natura di aiuto umanitario dei loro atti.
Le testimonianze che giungono dai volontari della comunità Papa
Giovanni XXIII che operano nei progetti di condivisione e tutela
dei diritti umani nel campo profughi di Lesbo in Grecia, in
quello di Tel Abbas in Libano, sulla rotta balcanica, ci parlano
di vite interrotte, sospese, in attesa di poter attraversare un
confine che in molti casi diventa irraggiungibile.
Nel rispetto del lavoro della magistratura, manifestiamo piena
solidarietà a Mimmo Lucano per quanto realizzato
nell’accoglienza e inclusione dei profughi”.