Queste forme di violenza nei
confronti dei giornalisti, scrive la Procura, “appaiono
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particolarmente allarmanti”. Le “frange oltranziste” dei
manifestanti, infatti, di cui fa parte anche il 62enne indagato
e perquisito oggi, non hanno capacità di autocontrollarsi, né
dimostrano “un minimo contegno nei confronti delle Pubbliche
Autorità presenti”, né nei confronti di “cronisti e reporter”
che svolgono il loro lavoro per permettere “un corretto diritto
all’informazione”.
Nella stessa manifestazione del 13 novembre, come in altre,
ci sono stati “episodi di contestazione più o meno accesi che
vedevano quale obiettivo i reporter” spesso chiamati
“terroristi”. Negli atti si legge anche che il 62enne con
“indole aggressiva e sprezzante” è già stato denunciato pure per
resistenza a pubblico ufficiale nell’ambito del corteo non
autorizzato.
Cortei in cui si inseriscono, spiega la Procura, persone
“aventi scopi ben precisi finalizzati ad elevare il livello
dello scontro” anche “con l’uso di armi improprie”. Da qui
l’esigenza di proseguire le indagini sulla “rete organizzativa”
attraverso la quale vengono compiute le “azioni di protesta”,
tramite un “assiduo scambio di contatti”. Su questa linea va
anche la perquisizione nell’abitazione del 62enne col sequestro
di dispositivi informatici e altro materiale.