Ven. Mar 29th, 2024

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LOCRI – Volerà per Dubai a rappresentare l’attività di tutela dello Stato italiano, la “Madonna della Candelora”, una scultura dei primi anni del Seicento proveniente dalla chiesa di San Sebastiano a Scai (Amatrice). L’opera sarà esposta alla mostra “The future is back. Returned beauty and upcoming perspectives” nell’ambito di Expo 2020 organizzata dai Carabinieri TPC d’intesa con il Ministero della Cultura e la direzione del Padiglione Italia. La rassegna – secondo il comunicato diffuso nella tarda serata di ieri – intende illustrare gli aspetti relativi alla protezione dei beni culturali, così come essa si configura nell’attuale scenario internazionale e contempla una selezione di opere rappresentative del patrimonio culturale italiano tra cui è stata inclusa la Madonna della Candelora, che racchiude i sentimenti più profondi e riassume l’identità culturale di una parte del Paese ferita dal sisma del 2016. Il prestito della scultura, recuperata dalle macerie della chiesa di Scai, nasce da un’idea maturata dalla Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti con la collaborazione della Diocesi di Rieti. Il progetto, coordinato dallo storico dell’arte Giuseppe Cassio, ha consentito di effettuare il restauro – del tutto gratuito – dell’opera nei laboratori della Cittadella Vescovile di Gerace, nell’ambito del progetto Arte e Fede, fortemente voluto da Sua Eccellenza Francesco Oliva, Vescovo della Diocesi di Locri – Gerace e diretto da Giuseppe Mantella, con don Angelo Festa e don Fabrizio Cotardo che in collaborazione con la Diocesi reatina ha voluto dimostrare la propria vicinanza nel più ampio progetto di conservazione e restituzione al culto delle opere d’arte danneggiate dal sisma. Una campagna di indagini scientifiche ha permesso di conoscere più approfonditamente il manufatto al fine di predisporre le operazioni di restauro più consone nel rispetto delle vicende storiche. Il progetto ha coinvolto giovani storici dell’arte, archivisti, diagnosti, restauratori, assistenti restauratori con i quali attraverso un’operazione di interazione interdisciplinare, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza, si è giunti alla realizzazione di un intervento di restauro “condiviso” nel rispetto dell’istanza storica, estetica ma anche devozionale. L’iniziativa ha coinvolto studenti provenienti da vari atenei italiani (Università Federico II, Unical-Università della Calabria, Università Pontificia Gregoriana, Università degli Studi di Palermo, Università degli Studi di Trento e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, L’Aquila e Catanzaro. Le indagini diagnostiche sono state eseguite da ricercatori dall’Università di Messina (coordinate dalla Prof.ssa Valentina Venuti) dall’Università della Calabria (coordinate dal Prof. Mauro La Russa) e dall’Università di Malta (coordinate dal Dr. Sebastiano D’Amico).

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