Gio. Apr 25th, 2024

Ritenuto legato cosca Rosmini,operazione polizia e Dda Reggio C.

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La Divisione polizia

anticrimine della questura di Reggio Calabria ha sequestrato i

beni di Antonino Fallanca, indagato nell’ambito dell’inchiesta

“Pedigree 2” contro la cosca Serraino. Su proposta della Dda

guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, e del questore

Bruno Megale, il provvedimento è stato firmato dalla presidente

della sezione Misure di prevenzione del Tribunale Natina

Pratticò.

Su richieste del procuratore aggiunto Gaetano Paci e del pm

della Dda Sara Amerio, il provvedimento ha interessato i beni di

Fallanca che, l’anno scorso, era stato destinatario di ordinanza

di custodia cautelare in quanto ritenuto dirigente apicale ed

organizzatore della cosca Serraino, operante nei territori di

Cardeto, Arangea, San Sperato e nelle aree aspromontane della

provincia reggina. Considerato socialmente pericoloso, Fallanca

è accusato di aver agevolato la latitanza di alcuni affiliati

alla ‘ndrangheta ma anche di aver assicurato il loro

mantenimento in carcere, elargito somme di denaro e di aver

custodito e fornito armi al clan. Secondo i pm, però, Fallanca

era soprattutto l’espressione imprenditoriale della cosca

Serraino per conto della quale avrebbe investito nelle sue

imprese i proventi delle attività illecite della famiglia

mafiosa e di quella alleata dei Rosmini. Il tutto fruendo

dell’influenza e della capacità persuasiva del sodalizio

mafioso.

I sigilli hanno interessato 4 unità immobiliari riconducibili

a Fallanca, 4 auto, il patrimonio di 3 imprese individuali ed

una società. Sequestrati anche conti correnti, libretti di

deposito, contratti di acquisto di titoli di stato, azioni,

obbligazioni, assicurazioni. I beni rientrano nel patrimonio

delle imprese e delle società società riconducibili a Fallanca e

al suo nucleo familiare. Imprese e società formalmente intestate

ai parenti ma che l’indagato, secondo gli inquirenti, di fatto

gestiva pur risultando un semplice dipendente. Per la Dda, le

cosche avevano supportato Fallanca agli esordi della sua storia

imprenditoriale con provviste di natura illecita, consentendogli

di espandersi fruendo dell’influenza del sodalizio mafioso per

imporre l’affidamento di commesse o l’acquisto di merci presso

le sue attività commerciali.

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