Gio. Apr 18th, 2024

Si è svolta a Milano una nuova udienza del processo che vede Klaus Davi imputato per diffamazione e presunte offese a Carlo e Nino Zacco a seguito di una campagna pubblicitaria uscita nel 2017 e creata dalla sua agenzia di comunicazione in cui sui manifesti comparivano le iniziali dei nomi e il cognome di 9 dei capi della ‘Ndrangheta e di Cosa Nostra: sullo sfondo c’era il Duomo di Milano sormontato da una P38 e il claim “La ‘Ndrangheta chiama, Milano risponde” (https://www.huffingtonpost.it/2017/03/12/klaus-davi-ndrangheta-manifesti-con-nome-boss_n_15309546.html).
Klaus Davi è stato sentito sia dall’avvocato di parte civile che dalla pubblica accusa ed è stato esaminato anche dall’avvocato Luca Montone che con Francesco De Luca rappresenta la difesa del massmediologo.
A presiedere l’udienza il giudice Marco Tremolada (al suo attivo i processi Eni Nigeria e Ruby Ter).
Al termine dei tre interrogatori la Procura ha chiesto l’assoluzione di Davi. Mentre l’avvocato della parte civile, la dottoressa Anna Molinari, ha ribadito le sue ragioni per cui Davi deve essere condannato.

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Nell’interrogatorio Klaus Davi ha prodotto, tra gli altri, un’intercettazione tra Carlo Zacco e Marco Baldini in cui il primo faceva una sorta di coming out: “Ci parlo io con quello, ero mafioso”. Nella memoria prodotta dai legali del giornalista e consegnata a Tremolada figurano stralci del libro “Duomo Connection” (disponibile su eBay) di Piero Colaprico e Luca Fazzo e numerosi articoli di quotidiani e giornali nazionali (tra cui il Corriere della Sera) in cui gli Zacco venono definiti a seconda: boss, padrini, narcotrafficanti, mafiosi e quant’altro.
L’udienza è stata aggiornata al 14 gennaio 2022.

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