Ven. Apr 19th, 2024

Con l’accusa di bancarotta fraudolenta la Guardia di Finanza di Crotone, su ordine del Tribunale locale, ha arrestato e messo ai domiciliari un imprenditore 63enne di Petilia Policastro, nel crotonese.

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L’ipotesi degli inquirenti è che sia responsabile del fallimento di una società di autotrasporti, da lui stesso amministrata, ed avvenuto a causa di un debito di oltre un milione e settecento mila euro conseguente a quella che viene definita come una “sistematica e pluriennale” evasione fiscale e contributiva.

Il provvedimento, eseguito con la collaborazione delle fiamme gialle di Bologna, ha previsto anche il sequestro di due società di autotrasporti che hanno la sede legale nel crotonese ed operanti nel capoluogo emiliano: società che, sempre secondo gli investigatori, sarebbero state lo strumento attraverso il quale l’imprenditore avrebbe proseguito indisturbato la sua attività.

Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf pitagorica, fanno ritenere che il 63enne, nella fase immediatamente antecedente al fallimento e per eludere gli effetti della procedura concorsuale, abbia trasferito – anche tramite dei contratti di vendita “simulati” – i beni aziendali, tra cui nove autocarri, e i dipendenti in una nuova società creata ad hoc e intestata a un suo familiare.

L’ipotesi è poi che – usando un conto corrente intestato a un avvocato di Bologna – si sia appropriato di un credito commerciale di circa duecento mila euro; infine che abbia nascosto la documentazione contabile dell’azienda fallita.

Le fiamme gialle sostengono ancora che l’imprenditore abbia adottato uno schema simile anche nella gestione della nuova società che, dopo aver accumulato in breve tempo ingenti debiti, per oltre settecentomila euro, nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, dell’Inps e dell’Inail, sarebbe stata svuotata con la cessione di beni aziendaliforza lavoro e con l’avviamento ad una terza impresa che aveva la stessa sede operativa ed intestata, questa volta, ad un ex dipendente.

Le aziende sequestrate sono state affidate ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Crotone affinché possa gestirne il patrimonio, composto, tra l’altro, da oltre 35 automezzi pesanti ed autovetture, preservando così i diritti dei dipendenti, dei clienti e dei fornitori.

Nell’indagine sono finite anche altre tre persone che sono state denunciate eda cui si contestanole stesse ipotesi di reato.

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