Gio. Apr 25th, 2024

Diciassette imputati in attesa di giudizio dopo la conclusione degli interventi difensivi al maxiprocesso celebrato con il rito ordinario e scaturito dall’operazione “European ‘ndrangheta connection-Pollino”.

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Il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Diego Capece Minutoli, ha concluso con una richiesta di condanne per oltre 3 secoli di carcere, con le pene che variano da un minimo di 6 a un massimo di 30 anni ai presunti vertici dell’organizzazione scattata tra Italia, Germania, Paesi Bassi e Belgio, in un’azione comune contro la ‘ndrangheta e le sue proiezioni in Europa e nel Sud America.

Un processo, quello che si è svolto davanti al Tribunale di Locri presieduto dal giudice Natale (a latere consiglieri Bottone e Robertiello), che ha ripercorso gli esiti di una indagine che ha ricostruito molteplici attività delittuose che secondo l’accusa sono state poste in essere, sul territorio nazionale e all’estero, da diversi esponenti di affermate e risalenti famiglie della criminalità organizzata calabrese, operanti principalmente nel cuore della Locride.

«Questa indagine – ha esordito il pm antimafia Capece Minutoli – si fonda su un materiale probatorio enorme, con elementi di prova sovrabbondanti grazie alla moderna tecnologia del captatore informatico, delle intercettazioni sui telefoni e sulla cooperazione internazionale, che ci hanno consentito di capire chi sono i vertici dell’organizzazione, chi sono coloro che muovono tonnellate di cocaina e milioni di euro, e dove questi soldi sono sotterrati perché non sanno come utilizzarli».

Se nella prima parte della requisitoria il pubblico ministero della Procura antimafia reggina si è soffermato sull’importanza che ha assunto la tecnologia del captatore informatico e le intercettazioni sui telefoni ritenuti da alcuni degli indagati “sicuri”, nel corso della seconda parte il dottore Capece Minutoli ha richiamato l’attenzione dei giudici del Tribunale di Locri sul rapporto strategico assunto dal “gruppo campano”, quindi ha evidenziato i forti legami e gli intrecci delle consorterie criminose della Locride all’estero, dove si punta per il reimpiego dei capitali provenienti dal narcotraffico internazionale di cocaina, che registra ormai da tempo il “monopolio” della ‘ndrangheta in questo sempre florido mercato dello stupefacente.

Particolarmente numeroso il collegio di difesa, composto tra gli altri dagli avvocati Speziale, Russo, Femia, Mazzà, Furfaro, Genchi, Zangari, Foti, Sotira, Martino, Caiazza, Taddei, Nocera, Barillà, Contestabile e Cianferoni, che, in sintesi, hanno sostenuto l’insussistenza di un’organizzazione criminosa, nonché di collegamenti tra Calabria e Campania da intendere sotto l’aspetto prettamente criminoso, chiedendo l’inutilizzabilità del contenuto intercettivo del captatore informatico ed infine evidenziando che il denaro utilizzato per investimenti all’estero non era di provenienza delittuosa.

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