Ven. Mar 29th, 2024

Si è concluso con l’assoluzione dei tre imputati dal reato di partecipazione ad un’associazione per delinquere di stampo mafioso con la formula “perché il fatto non sussiste”, il processo di appello bis del filone in abbreviato scaturito dall’inchiesta denominata “Confine 2”, sulla presunta operatività a Monasterace e zone limitrofe della consorteria Ruga.

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La Corte d’appello di Reggio Calabria (presidente Giancarlo Bianchi) decidendo su rinvio della Cassazione, in riforma della sentenza emessa dal gup distrettuale reggino il 29 settembre 2017, ha assolto Roberto Demasi, Antonio Leotta e Maurizio Sorgiovanni dal reato associativo, mentre per i reati residui ha disposto la condanna del 30enne Demasi a 1 anno e 4 mesi di reclusione, del 45enne Leotta a 1 anno e 10 mesi, infine del 34enne Sorgiovanni a 1 anno e 4 mesi.

Il processo tornava dalla Cassazione che ha accolto i ricorsi degli avvocati Vincenzo Cicino, Giuseppe Gervasi e Alfredo Arcorace, che per i rispettivi assistiti, residenti tra Monasterace e Pazzano, hanno evidenziato l’insussistenza di riscontri all’ipotesi della loro asserita partecipazione alla contesta associazione mafiosa. Sul punto gli ermellini hanno stabilito che «la fama criminale che rende manifesto il metodo deve cioè essere riconducibile impersonalmente al gruppo; un’associazione per delinquere che tra i suoi partecipi annoveri un soggetto di riconosciuta fama criminale non diventa per ciò solo un’associazione di tipo mafioso». Nella motivazione del rinvio si stabiliva che il quadro probatorio “appare liquido ed instabile”: «nel senso che, al di là degli specifici, sparuti, episodi, di cui pure si dirà, non è chiaro cosa in concreto avrebbe fatto l’associazione mafiosa in questione, quali sarebbero state le attività criminali che costituivano l’oggetto del programma criminoso, quali i reati in concreto commessi in funzione del raggiungimento delle finalità perseguite».

Su queste basi gli avvocati Arcorace, Gervasi e Cicino hanno concluso anche in sede di appello bis con la richiesta di assoluzione dei rispettivi assistiti. La Corte di appello ha revocato le pene accessorie già applicate agli imputati nonché le statuizioni civili nei confronti della Regione Calabria e del Comune di Camini.

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