Ven. Apr 19th, 2024

La grande sfida del Pnrr: raggiunti a livello nazionale i primi 51 obiettivi fissati dall’Europa, mentre sono 45 quelli in agenda nel primo semestre del 2022. Il rovescio della medaglia è rappresentato dai ritardi, soprattutto negli step per le regioni del Sud Italia. E la Calabria non fa eccezione, come certifica la Corte dei Conti in una relazione sullo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

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I giudici scrivono che «è limitata la disponibilità di strutture tecniche a sostegno delle capacità progettuali delle amministrazioni territoriali. Capacità, quest’ultima, non surrogabile, pena la perdita dei fondi o la necessità di riprogrammare gli interventi, con il ricorso a quote di riserva. Difficoltà, peraltro, che – nel caso degli enti territoriali e, in particolare, di quelli del Mezzogiorno – sono accentuate dal grado di concentrazione temporale dei bandi di selezione dei progetti e di assegnazione delle risorse (in particolare a partire da dicembre 2021) con intervalli di partecipazione particolarmente stringenti (in media circa due mesi). Sarà, al riguardo, fondamentale che l’ampia gamma di strumenti di assistenza tecnica e di rafforzamento della capacità tecnico-amministrativa delle realtà territoriali sia prontamente disponibile».

Tra le criticità calabresi si segnala quella relativa al servizio idrico: «Si sono registrati solo deboli progressi in talune realtà del Mezzogiorno, e segnatamente in Campania, Molise, Calabria e Sicilia». I giudici sottolineano che il processo di riforma non si è ancora concluso e persistono situazioni di gestione non in linea affidate ai Comuni.

E continua a restare irrisolto anche il nodo della depurazione. «Per quanto riguarda il comparto fognario-depurativo, l’Italia sconta quattro procedure d’infrazione (2004/2034, 2009/2034, 2014/2059, 2017/2181) per mancata attuazione della Direttiva europea sul trattamento delle acque reflue urbane emanata nel 1991 e recepita nell’ordinamento italiano nel 1999, che interessano in totale 1.306 agglomerati. Negli anni, due procedure di infrazione sono giunte a sentenza di condanna e per la procedura 2004/2034 è stata comminata una sanzione pecuniaria articolata in una cifra forfettaria di 25 milioni di euro a cui si aggiungono penalità di mora per ogni semestre di ritardo calcolate sulla base degli abitanti equivalenti ancora in infrazione. La quantificazione della mora al momento della condanna è stata di 165.000 euro al giorno, pari a circa 30 milioni di euro al semestre, per 75 agglomerati prevalentemente localizzati in Sicilia, Calabria e Campania. Sanzioni e more che in ultima analisi dovranno essere rimesse alle Regioni responsabili, in proporzione all’entità dei ritardi e alla mancata attuazione delle direttive europee».

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