Gio. Mar 28th, 2024

Nonostante le innumerevoli segnalazioni agli Uffici interessati della P.A. e gli articoli di stampa, si continua a tergiversare sulle condizioni – volendo usare un eufemismo – disumane, in cui versano gli operatori di Polizia impegnati nelle operazioni di sbarco e identificazione migranti al Porto di Roccella Ionica. Costretti a lavorare sotto il sole cocente in quanto viene negato il più fondamentale dei diritti, il rispetto della dignità umana, non considerando le norme di sicurezza e salubrità dei posti di lavoro». A lanciare l’allarme sono Minici e Sità della segreteria provinciale del Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori polizia).

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Accoglienza per i migranti all’insegna dell’umanità e della bontà, in egual misura non si riserva la stessa “umanità” a chi lavora per lo Stato e la collettività – continuano -. Operazioni di sbarco e mediche sotto il cocente sole della Calabria – sia per i migranti che per gli operatori di polizia -, identificazione dei migranti sotto gazebo in materiale sintetico privi di climatizzazione e con operatori equipaggiati di tuta integrale, maschera e guanti. Vigilanza fissa senza aver un minimo di zona d’ombra. In caso di pioggia, impianto elettrico volante con prese sulle pozze d’acqua. Tutto ciò con rimbalzo di responsabilità tra vari uffici. Gli operatori di Polizia non hanno interesse a conoscere se ciò sia dovuto alla mancanza di taluno ufficio o di chissà quale politico o amministratore. I lavoratori del settore possono solo constatare l’evidente noncuranza riservata alla categoria.

Che ci siano delle responsabilità è un dato di fatto! Dopo una prima ferma presa di posizione a cura di questo sindacato, si è notata qualche piccola iniziativa – moduli abitativi e poco altro – ma tutto prosegue in silenzio e con una vergognosa lentezza, irriverente e mortificante per la dignità dei poliziotti. Lavori e sistemazioni dignitose vengono procrastinate a causa – dicono – dei continui sbarchi. Bene, volendo dare un suggerimento, si potrebbero dirottare gli sbarchi per una settimana in altra sede, portare a regime i lavori di adeguamento e riaprire il porto. Siamo servitori e non servi dello Stato, questo concetto andrebbe ribadito proprio a chi lo Stato lo rappresenta. Il mondo politico si accapiglia a sostegno o contrari agli sbarchi ma tutti si sono ben guardati dal condividere le sofferenze di chi ha la propria dignità calpestata. Nei prossimi giorni ci sarà una raccolta fondi pubblica per acquistare dei gazebo da adibire a zona d’ombra per le pattuglie esposte a dodici ore al sole e qualche climatizzatore per le altre operazioni di identificazione

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