Gio. Mar 28th, 2024

Nel 2021 i lavoratori domestici con contributi all’Inps sono stati 961.358, con un incremento del +1,9% rispetto al 2020 (+18.273 lavoratori).
Si torna così ai livelli occupazionali precedenti il 2014, con una tendenza crescente iniziata nel 2020 (+9,9% rispetto al 2019). Gli incrementi registrati nel biennio 2020-2021 sono dovuti, inizialmente (marzo 2020), a una spontanea regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown e, successivamente, al decreto “Rilancio” che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari – soprattutto per i lavoratori stranieri – e i cui effetti si sono estesi anche al 2021: tra il 2020 e il 2021, i lavoratori domestici stranieri sono aumentati del 3,2%.
Anche i dati del triennio 2019-2021 mostrano per i lavoratori stranieri un trend più dinamico e generalizzato, con una crescita pari a +11,9%, e un andamento invece più discontinuo per i lavoratori italiani, cresciuti di +13,5% tra il 2019 e il 2020 e diminuiti di -0,9% nell’ultimo anno.
Nel corso del 2021, comunque, il numero dei lavoratori domestici mostra una decrescita, soprattutto nel quarto trimestre, con alcune differenze tra italiani e stranieri: i lavoratori italiani presentano un lieve andamento decrescente dal primo al quarto trimestre; tra i lavoratori domestici stranieri, invece, si osserva un più evidente andamento decrescente a partire dalla seconda metà dell’anno, correlato probabilmente all’esaurirsi degli effetti del decreto “Rilancio” che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari.
Con l’incremento di lavoratori del biennio 2020-2021, il peso delle donne è diminuito e nel 2021 si attesta all’84,9%, mentre gli uomini, superando nel 2021 le 144.000 unità, fanno registrare un incremento di oltre il 17% rispetto al 2020 (quasi il 50% in più rispetto al 2019).
Il Nord-Ovest è l’area geografica con il maggior numero di lavoratori (30,5%), seguita dal Centro con il 26,8%, dal Nord-Est con il 20,5%, dal Sud con il 13,0% e dalle Isole con il 9,2%.
La regione con il maggior numero di lavoratori domestici è la Lombardia con 184.806 lavoratori (19,2%), seguita dal Lazio (13,5%), dall’Emilia Romagna (8,9%) e dalla Toscana (8,5%). In queste quattro regioni si concentra poco più della metà dei lavoratori domestici in Italia.

La composizione dei lavoratori per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri (70% del totale). Nell’ultimo anno, infatti, il numero dei lavoratori stranieri è cresciuto del 3,2% rispetto all’anno precedente, mentre per la prima volta si registra una diminuzione dei lavoratori italiani (-0,9%).
La maggior parte dei lavoratori domestici (344.466 lavoratori, pari al 35,8% del totale) proviene dall’Europa dell’Est; seguono i 288.749 lavoratori di cittadinanza italiana (30,0%), quelli provenienti dal Sud America (7,5%) e quelli dall’Asia Orientale (7,3%).
Prevale la tipologia di lavoro “Colf” con il 53% del totale dei lavoratori, contro il 47% della tipologia “Badante”. La tipologia “Colf” è prevalente tra i lavoratori italiani e quasi tutti i lavoratori stranieri, ad eccezione di quelli provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio Orientale e dall’America Centrale, in cui prevale la tipologia “Badante”.
La classe d’età “50-54 anni” è quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici, con un peso pari al 17,0% del totale, mentre il 19,2% ha un’età pari o superiore ai 60 anni e solo il 2,5% ha un’età inferiore ai 25 anni.
L’analisi dei dati sulle retribuzioni nel 2021 evidenzia che la maggior parte dei lavoratori domestici ha una retribuzione annua dai 13.000 euro in poi. Le donne in media hanno una retribuzione più alta rispetto agli uomini. Il 43,6% degli uomini si colloca sotto i 5.000 euro l’anno, contro il 40,4% delle donne.

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