Si riunisce il 29 luglio il Consiglio Regionale della Calabria, che avrebbe dovuto provvedere alla nomina di alcune figure istituzionali presenti in tutte le regioni italiane. Uffici di tutela e di promozione dei diritti delle fasce deboli, che devono attendere la loro apertura – in alcuni casi, la riapertura – perché la politica ha deciso di rimandarle a dopo il voto di settembre.
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La scelta è stata motivata dal presidente dell’assemblea regionale, Filippo Mancuso, per non ingenerare possibili frizioni tra le parti politiche in seguito a nomine che potrebbero essere strumentalizzate da quanti intendono fare campagna elettorale sfruttando perniciosamente l’argomento, ma intanto i cittadini e i loro bisogni possono aspettare.
Uffici come il difensore civico, il garante per la salute e il garante per i disabili, non hanno mai visto la luce del sole in Calabria, nonostante sia la regione con il sistema sanitario più precario d’Italia, con ricadute sull’assistenza ai disabili. Ma, il garante per i detenuti – la Calabria anche in questo spicca, e non c’è bisogno di rimarcarlo -, il garante per l’infanzia e il Corecom (Comitato regionale di controllo sulle comunicazioni) sono vacanti da oltre due anni, nonostante abbiano lavorato con perizia e risultati più che soddisfacenti. Nessuna parte politica si è detta contrariata da questo rinvio, all’insegna di un accordo che equipara maggioranza e opposizione allo stesso livello di marcia.
Ed in ultimo, se le scelte sono oculate e basate sul merito, chi si assumerebbe la responsabilità di strumentalizzare? Forse i cittadini si attendono, piuttosto, che in campagna elettorale qualcuno si premuri di evidenziare che in Calabria i diritti vengono dopo delle priorità politiche.