Ven. Apr 19th, 2024

Protagonista della sanguinosa faida con i Patania di Stefanaconi, aveva numerosi alleati sul territorio. Eccone i nomi

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Il contrasto tra i Piscopisani e la potente famiglia Mancuso di Limbadi, finalizzati all’acquisizione del controllo sul territorio, fecero scaturire una sanguinosa faida nella quale Pantaleone Mancuso Scarpuni si avvalse del sostegno dei Patania di Stefanaconi. Sono queste le conclusioni alle quali i giudici del Tribunale di Vibo arrivano nelle 412 pagine di motivazioni della sentenza del processo “Rimpiazzo” che ha avuto pure l’ausilio dei più importanti collaboratori di giustizia del Vibonese: Andrea Mantella, Raffaele Moscato, Bartolomeo Arena. “In quella faida -si legge -i piscopisani ebbero l’apporto del clan Tripodi che vide, pero, alterne vicende, del clan Mantella, dei Bonavota oltre che delle consorterie del Reggino che presiedettero alla costituzione del nuovo locale”. Delle origini del clan ha riferito in maniera specifica il collaboratore Bartolomeo Arena che si è soffermato “sull’esigenza di riconoscere il nuovo locale di Piscopio a Polsi, grazie all’intercessione di Franco D’Onofrio che consentì la presentazione del locale a Peppe Commisso “il Mastru” e Domenico Oppedisano ed altri soggetti all’epoca molto influenti che avevano il potere di armare l’apertura del nuovo locale”.

Ai vertici della consorteria, all’epoca c’erano “Giuseppe Galati (Pino il Ragioniere), Nazzareno Fiorillo (U Tartaru), capo società e capo locale, Rosario Fiorllo (Pulcino), Michele Fiorillo (Zarrillo), Rosario Battaglia. Il sodalizio operava tra Piscopio, Longobardi, Vibo Marina e Porto Salvo poichè gli alleati erano i Tripodi -Mantino”.  Alleati dei piscopisani erano anche “il gruppo Mantella, gli Emanuele, i Bonavota, il gruppo di Stefanaconi capeggiato da Emilio Bartolotta ed il gruppo di San Gregorio con Saverio Razionale”.

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