Ven. Apr 19th, 2024

La vita è per davvero un’arte drammatica. Ci sono giorni in cui, con le sue battute bastarde e irregolari, più che assistere allo spettacolo che propone, si avverte il desiderio di prenderla a cazzotti in faccia. Spaccarle il muso. Quando recita la morte, per esempio. E quando te la schiaffa innanzi senza neppure un titolo di coda. E porta via, troppo presto e troppo in fredda, senza neppure una scusa plausibile, o un accidenti di alibi regolare, le persone migliori.
Giovanni Condemi non doveva partecipare a questo sceneggiato in questo modo. Con questo brusco e inconcepibile epilogo, a cui si fa fatica a credere, non ci si vuole arrendere. Ma nessuno è in grado di decidere come fare andare le cose, né deviare il corso delle cose stesse. E allora non resta che accettare, affidarsi al dolore, viverlo per superarlo, assicurando i cari alla risurrezione dai morti.
Giovanni era tra gli amici miei più cari. Tra le persone più importanti e significative e belle che io abbia incontrato fino ad ora sul mio cammino in Calabria. A legarci è stata la stima, il garbo, la complicità verso la nostra terra. Un’amicizia di cui, mio caro Giovanni, per il resto della mia vita, sappilo, ne farò tesoro. Custodirò l’essenza e anche il prodotto. E ti porterò a memoria, dentro al cuore, e ripeterò il tuo nome tutte le volte che della Calabria avrò racconti di fare. Porterò con me i tuoi consigli, mi cucirò una tasca sul petto a che stiano sempre lì, pronti a essere considerati nei momenti duri della vita. “Lascia perdere, fai la tua strada, lasciali parlare, vai avanti, seguiamo le nostre cose, continuiamo a fare quello che è necessario…
In forma esplicita non te l’ho mai detto, viaggiavamo un po’ anche col sottointeso noi, ma le tue ramanzine, puntuali e sincere, sono state per me illuminanti, sempre. Me lo ricordo sai, quando strafatto di lavoro, qualche volta anche schiacciato moralmente da una sanità difficile da gestire, non sapevi scoraggiarti, e di tutto punto quando ci si scambiava le difficoltà, ecco che te ne uscivi a sorpresa con le immagini straordinarie della tua Locride alle prime luci dell’alba, a cui le mie risposte, altrettanto puntuali e bizzarre, erano i tramonti sul mio Tirreno. Su questo aspetto ce la giocavamo bene entrambi. La bellezza di tutto ciò che ci circonda, appiana tutte le cose, dicevi.
Perdo un amico sincero, e lo perdo con rammarico, con disperazione, con la rottura totale del cuore. Consapevole che mentre io perdo un amico, la famiglia, di cui Giovanni andava particolarmente fiero e orgoglioso, perde un tesoro prezioso, e la Calabria viene meno di uno dei suoi uomini migliori. Un medico calabrese (dirigente medico oncologo e responsabile del reparto di oncologia medica dell’ospedale Spoke di Locri) che ha sempre fatto del suo lavoro una estrema missione, che non si è mai tirato indietro di fronte alle difficoltà, che si è massacrato in ospedale per amore di tanti uomini e tante donne verso cui è stato forte il suo senso del dovere (come uomo e come medico) nel dare speranza. La Locride perde un uomo di classe, che nella sua compostezza si è saputo distinguere per il suo sentito impegno sociale e culturale. Un riferimento essenziale, che sì, nel processo di sviluppo del territorio ha fatto la differenza.
Giovanni mio caro, non ho cuore per dirti addio, e allora solo arrivederci presto. Con la goliardia di sempre. Frattanto, immaginarti a curare e guarire anime, dopo averlo fatto con tanti corpi, mi solleva.
Grazie per la tua amicizia, Giovanni, e per tutte le cose belle che abbiamo condiviso insieme. Possa la luce di cui già ti immagino rivestito possa portati più in alto possibile.
Buon viaggio amico mio

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P. S. ti terrò aggiornato sulle cose future. Così volevi che fosse, e così sarà.

GIUSY STAROPOLI CALAFATI

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