Ven. Apr 19th, 2024

«Questo è un grande Paese, adoriamo l’Italia che ha sempre avuto un buon comportamento con i rifugiati, e vogliamo dire grazie». Hanno appena ricevuto il foglio di via dalla Questura di Reggio Calabria.

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Da quel momento per loro, e per tutti quelli che verranno, la legge è chiara: non possono stare in Italia e hanno una settimana di tempo per lasciare il paese o rimpatriare. Sono i migranti non richiedenti asilo ospitati nella tensostruttura di Roccella Jonica, completamente svuotata per lasciar spazio agli ultimi profughi giunti ieri nella Locride.

Si tratta principalmente di disperati che fuggono dall’Afghanistan, e che vogliono unirsi ai familiari che vivono in altri paesi europei e che adesso dovranno trovare una nuova sistemazione con in spalla i loro zaini carichi di speranza. Alla stazione di Roccella arrivano dopo aver percorso un lungo tratto di lungomare a piedi dal porto.

I primi ad attraversare i binari sono due ragazzi siriani. Guardano i tabelloni luminosi con gli orari dei treni verso Roma o Milano tenendo in mano i decreti di respingimento.

Altri sostano in piazzetta e cercano con ogni mezzo e possibilità di andare via dal paese che gli ha accolti dopo un estenuante viaggio in mare, ma senza un minimo di informazione e assistenza, in altre parole in maniera autonoma.

«Questa esperienza è stata un pò sporca a causa della congestione e del sovraffollamento poiché ci sono fin troppi immigrati qui – racconta un giovane afgano appena fuori dall’area portuale roccellese – tuttavia è andata bene. Ora lasceremo l’Italia, è stato bello stare qui anche per un giorno solo».

A poca distanza un altro gruppetto di giovani migranti, anche loro provenienti da Kabul.

«E’ stato tutto perfetto qui, la situazione, la gente, tutti sono stati molto gentili e amichevoli – osserva – io e la mia famiglia siamo felici. Voglio andare in Germania adesso, insieme ai miei familiari».

Tra gli oltre 10 mila migranti soccorsi nella Locride nel 2022 c’è anche Mohammed, un giornalista e reporter afghano scappato dal suo paese d’origine. «Noi giornalisti in Afganistan, quando i talebani hanno preso il controllo, abbiamo dovuto lasciare il Paese – spiega – è per questo che siamo qui. Io voglio andare in Svizzera per continuare a studiare».

Ilario Balì- ilreggino.it

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