Ven. Mar 29th, 2024

L’uomo lo scorso maggio è stato condannato a 18 anni e 8 mesi di carcere 

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Rese note le motivazioni della sentenza d’appello per il tentato omicidio di Maria Antonietta Rositani che, attraverso il suo avvocato Alessandro Elia, si è costituita parte civile nel processo contro l’ex marito Ciro Russo. “L’imputato ha dimostrato una volontà di perseverare nell’obiettivo programmato, ossia quello di punire la moglie per la fine della loro relazione, per la detenzione successiva alla denuncia sporta nonché per l’intento di proseguire nell’azione legale, finalizzata alla separazione e all’affido esclusivo del figlio minore e un’assenza di qualsivoglia ripensamento critico dei propri atteggiamenti”.

L’uomo, il 13 marzo 2019, evase dai domiciliari di Eboli con l’intento di uccidere la ex moglie, speronandola con l’auto e gettandole addosso della benzina, dandole in seguito fuoco.

Lo scorso maggio la Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado, condannando Ciro Russo a 18 anni e 8 mesi di carcere con la seguente motivazione “ha volutamente perseguito con certezza la condotta volta a uccidere la ex moglie, cosa non occorsa solo grazie alla disperata prontezza della Rositani che come ogni madre ha deciso di vivere per i propri figli”. Nelle motivazioni della sentenza, secondo quanto riportato da Ansa, i giudici della Corte d’Appello hanno escluso che Russo fosse ‘non in grado di intendere e di volere’ sottolineando piuttosto come la volontà di uccidere la donna fosse meditata da diverso tempo.

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