Ven. Mar 29th, 2024
Il simbolo del Pd sulla parete dietro alla scrivania vuota su cui c'e' il microfono dal quale ha parlato il segretario del Pd Pierluigi Bersani nella sede del Partito democratico a Roma, 11 novembre 2010. ANSA / MASSIMO PERCOSSI

“La Calabria è fanalino di coda in Italia per i LEA (Livelli essenziali di assistenza) in sanità. La rilevazione della Fondazione Gimbe, effettuata  sulla base delle valutazioni del ministero della Salute in materia di erogazione delle prestazioni sanitarie, certifica l’inadempienza della nostra regione -collocata al 21/mo posto per l’area della prevenzione e per l’area distrettuale e al 20/mo per quella ospedaliera- con un punteggio insufficiente, appunto, nell’area della prevenzione (32,73 su 60), nell’area distrettuale (48,18 su 60) e nell’area ospedaliera (48,44 su 60).

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Un risultato addirittura peggiorativo rispetto alle precedenti rilevazioni, comune a tutto il Mezzogiorno, ma ancora più allarmante nella nostra regione, che ancora una volta ci sottolinea quanto il sistema che si vuol mettere in atto con l’autonomia differenziata sia destabilizzante per la tenuta del diritto alla salute e non solo.”

Lo dichiara il Partito Democratico della Calabria dopo i preoccupanti dati diffusi quest’oggi.

“Occhiuto non può continuare a fare orecchie da mercante, ha il dovere di prendere atto di questo quadro drammatico e conseguentemente di aprire una seria interlocuzione con il Governo, di cui è riferimento politico di prim’ordine, affinchè il disegno di legge sull’autonomia differenziata venga immediatamente ritirato, pretendendo che da qualsiasi altro provvedimento in merito si espunga la tutela della salute, insieme alla tutela dell’istruzione, dalle materie su cui le Regioni possono chiedere maggiori autonomie di gestione.

Il Partito Democratico, a tutti i livelli, si opporrà con forza e determinazione affinchè il Governo Meloni non possa inficiare i principi costituzionali, negando di fatto il diritto alla salute a quei territori nel Paese che registrano già oggi divari inaccettabili, nella qualità e nella quantità, nell’erogazione dei servizi sanitari.”

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