Gio. Mar 28th, 2024

PERCHÉ “LA MANO DE DIOS”?
Il messaggio è rivoluzionario.

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Quest’oggi il maestro Cosimo Allera che ringrazio per la disponibilità e la bravura, ha completato il #murale realizzato sul muro sottostante il parcheggio dell’ospedale.
Il muro, prima deturpato dall’affissione selvaggia, é stato scelto dall’Amministrazione Comunale nell’ambito di un #progetto di riqualificazione avviato lo scorso anno, rappresentativo di uno fra i quattro elementi naturali: l’aria.
Da qui la richiesta di adesione al progetto di #StreetArt promosso dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria che, associando il tema dei Bronzi di #Riace, ha finanziato la realizzazione del murale.
Abbiamo così pensato ad una rappresentazione mista, capace di coniugare i contenuti arricchiti del gusto dell’inaspettato e dello spunto critico tipico della Street Art.
L’arte dei murales di strada appunto é di per sè una sfida al #sistema compiacente ed alla società conformista che, in questo tempo difficile ricalca proprio il modo di amministrare, il pensiero e la #diversità delle scelte compiute dall’Amministrazione Comunale di Polistena.
Il murale con dentro “La #mano de Dios” che garbatamente l’autore Cosimo Allera ha denominato “I miti di ieri e i miti di oggi”, é insieme un monito contro la #guerra, un inno alla #pace, alla #solidarietà e all’integrazione fra i popoli, uno stimolo alla #ribellione che parta dal #Sud del mondo e dai più deboli, un’evidenza che metta al centro il #Mediterraneo con le sue bellezze poco valorizzate, la sua #arte, le sue #civilità, le sue #culture multiformi e variopinte dalle diverse influenze dei popoli e degli stati che vi si affacciano.

Diego Maradona, campione di #calcio del #Napoli città del Sud Italia bagnata dal Mar Mediterraneo passò alla storia in quella partita del mondiale Mexico 1986, Argentina-Inghilterra vinta dalla #seleccionargentina 2-1, per aver segnato il #goal più bello della storia del calcio. Ma pure per aver segnato un secondo goal con una mano suscitando nell’immediato lo scandalo della critica che si scagliò addosso allo stesso #Maradona.
Le risposta del “Pibe de oro” fu secca, provocatoria ed efficace: quella mano é stata “la mano de Dios”.
Il riferimento immediato era alla guerra che l’Inghilterra, per imprecisate ragioni di retaggio neocoloniale, combattè per rivendicare la proprietà delle isole #Malvine arcipelago poco distante dalla costa dello Stato argentino.
La mano de Dios fu segno di liberazione nei confronti dell’imperialismo e della politica neocoloniale portata avanti dagli Stati più ricchi e più potenti della Terra.

La città di #Polistena condivide con la città di Napoli, la seconda casa di Maradona, una storia artistica comune e soprattutto gli stessi problemi di un Sud sempre più emarginato e depredato delle sue risorse umane, ridimensionato nelle sue risorse materiali da politiche sbagliate come l’autonomia #differenziata, afflitto dal dramma della #disoccupazione giovanile.
Malgrado tutto è un Sud illuminato dal sole e dalla speranza di cambiamento, sempre in grado di sfoggiare felice alcuni primati come la qualità dell’aria, dei #paesaggi, della #natura, i colori azzurri e brillanti del cielo e del mare e quelli frizzanti dell’arcobaleno.
Dal murale di Polistena emerge all’esterno tutta questa interiorità e soprattutto si leggono sentimenti contrapposti che si identificano nella #rabbia e nel desiderio di #rivoluzione del più grande campione di calcio di tutti i tempi rappresentato nel disegno e sorretto allegoricamente dallo sguardo dei due magnifici #bronzi che da attenti ed impassibili osservatori si scambiano nel ruolo dei calciatori protagonisti. Guerrieri, freddi, implacabili, sontuosi, coraggiosi protagonisti della storia passata e presente.
Appunto come dice bene il maestro Allera: “I miti di ieri e di oggi”.

Grazie per questa opera d’arte

Michele Tripodi

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