Gio. Apr 18th, 2024

Lo ha deciso la prima sezione penale della Corte di Cassazione mettendo la parola fine sull’omicidio Cri crì

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Un assoluzione e una condanna definitiva sull’omicidio di Giuseppe Damiano Cricrì, il 48enne di Melicuccà di Dinami, ex candidato a sindaco nelle amministrative del maggio 2013 ritrovato carbonizzato nella sua auto il 22 ottobre 2013, nelle campagne di Acquaro, nel Vibonese. La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso proposto dall’avvocato Cristian Scaramozzino nell’interesse dell’imputata Liberata Gallace, 57enne di Piani di Acquaro accusata del fatto di sangue, confermando la condanna a 20 anni di reclusione sentenziata il 19 maggio 2022 dalla Corte di assise appello di Catanzaro, presieduta da Gabriella Reillo, condanna che, quindi passa in giudicato. Il Supremo collegio ha inoltre respinto il ricorso della Procura generale contro l’assoluzione di Fiore D’Elia, 68enne di Gerocarne, accogliendo la richiesta degli avvocati difensori Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino che hanno invocato ai giudici della Suprema Corte di confermare il verdetto emesso in secondo grado. Il giudice di prime cure, invece l’11 giugno del 2019, aveva sentenziato 24 anni per la Gallace e condannato D’Elia a 22 anni di reclusione per  soppressione di cadavere. Per un terzo imputato Alfonsino Ciancio e figlio della Gallace la condanna a 14 anni di carcere è già diventata definitiva. 

Il movente dell’omicidio

Il movente del delitto sarebbe stato di natura passionale: in base alla ricostruzione degli inquirenti  sarebbe emerso che Giuseppe Damiano Cricrì, dopo la separazione dalla moglie aveva stretto una relazione sentimentale con Liberata Gallace, a sua volta separata in casa. Un omicidio, secondo le ipotesi di accusa, aggravato dalla premeditazione: la donna non avrebbe accettato la decisione di Cricrì di chiudere la loro relazione e avrebbe dato appuntamento alla vittima in  un luogo appartato in località “Boschetto”, alla periferia di Limpidi di Acquaro e in orario notturno. Proprio lì Cricrì sarebbe stato colpito con un oggetto contundente alla testa, al volto e in diverse parti del corpo, provocandone la morte. Il corpo della vittima sarebbe stato poi caricato, secondo l’originaria ricostruzione dei fatti con l’aiuto di Alfonsino Ciancio e di Fiore D’Elia sul sedile posteriore della Panda e trasportato in località Petrignano di Acquaro, il luogo dove avrebbero cosparso l’auto di liquido infiammabile per poi dar fuoco, carbonizzando il corpo della vittima, per non lasciare tracce. Una ricostruzione del delitto non corrispondente in toto ai fatti alla luce dell’assoluzione di Fiore D’Elia, il quale era stato chiamato dalla Gallace e arrivato sotto casa sua, lei aveva disdetto l’incontro con la scusa di non sentirsi bene. L’ unico elemento che lo collega alla Gallace è l’aggancio delle celle telefoniche all’antenne di copertura di quella zona. Ma D’Elia a quello omicidio non vi ha proprio preso parte, si era fatto un giro ed era tornato a casa. 

CALABRIA 7

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