Mer. Apr 24th, 2024

Dal progetto (fallito) di lanciare droga da un aereo nelle campagne di San Calogero fino al tentativo di acquisire una banca a San Marino

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Fiumi di droga invadevano il Vibonese. Arrivavano quasi sempre via nave, partendo dai porti della Colombia o del Venezuela. Carichi celati nelle confezioni di Palmito, tra i macchinari, addirittura nei blocchi di cemento per invadere il mercato non solo provinciale o regionale, ma anche nazionale. I narcos vibonesi ci sapevano fare e questo erano riconosciuto dalle organizzazioni criminali.

Il processo Adelfi e i racconti del pentito Corsini

A raccontarlo sono i vari collaboratori di giustizia sentiti nei diversi processi passati o in corso quali “Decollo”, “Meta 2010”, “Overing”, “Stammer 1 e 2” e ora “Adelfi”. Storie di chili, quintali, tonnellate stupefacente, per lo più cocaina lungo la rotta Sud America-Calabria passando a volte per la Spagna, altre volte per il porto di Rotterdam, altre ancora per quello di La Spezia e Livorno, ma soprattutto per quello di Gioia, il più grande, dopo Marsiglia per movimentazione dei container. E quando la rotta via mare non era considerata idonea, anche perché l’attesa era di diversi giorni, se non settimane, ecco che si insinuava la possibilità di effettuare la traversata via aereo. Come ad esempio ha raccontato, recentissimamente, il pentito Giuseppe Corsini, al processo Adelfi che si sta celebrando dinnanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, che parlando delle tratte individuate, delle modalità delle spedizioni, dei viaggi in Colombia dei componenti del sodalizio, guidato da Barbieri-Ventrici-Campisi, e del denaro con cifre a 10 zeri, che sarebbero finiti nelle tasche dei capi in virtù della vendita di almeno 2 tonnellate, quelle contestate nel procedimento, ha riferito che i carichi da 200, 350 kg e addirittura una tonnellata e 650 kg sono tutti arrivati a destinazione nelle piazze italiane e non solo, anche campane.

Cocaina lanciata dall’aereo: il progetto fallito

Ha narrato anche del progetto di lanciare la droga da un velivolo nelle campagne di San Calogero: “Sono stato condotto nelle campagne del paese e quini mi fu manifestata l’intenzione che venissero sradicati gli alberi di ulivo in modo tale da consentire all’aereo di volare a bassissima quota per effettuare il lancio dello stupefacente. Un’operazione che necessitava anche della presenza di qualcuno che gli segnalasse la pista con dei fuochi”, così come le scene delle serie tv sui narcotrafficanti colombiani. Ma questo progetto non sarebbe andato in porto perché all’ultimo il pilota, individuato in Michael Kramer, non si trovò in quanto ci sarebbe stato un disguido sul nome dell’aeroporto in cui si sarebbe dovuto trovare. Lui sparì, ma, in base alle dichiarazioni di Corsini, con in tasca circa un milione di euro, fregando così i vibonesi, in particolare Francesco Ventrici che di soldi nell’affare ne avrebbe impiegati almeno il doppio.

La tentata scalata dei narcos alla banca di San Marino

Ma i proventi della droga non servivano solo a comprare auto di lusso, ville faraoniche, barche e quant’altro. No, c’è chi come Vincenzo Barbieri, il broker ucciso a San Calogero a marzo del 2011, aveva una mente imprenditoriale che l’aveva spinto a guardare oltre il normale reimpiego del danaro. Aveva provato una Opa ad una banca: Il Credito sammarinese che in quel periodo storico, eravamo verso la fine della prima decade degli anni 2000, si trovava in grosse difficoltà finanziarie. Gli investigatori della Dda di Bologna e di Catanzaro arrivarono prima che l’affare, che comunque presentava delle difficoltà, si concludesse, ma ciò testimonia come il modus operandi della criminalità organizzata sia cambiato da tempo la ’ndrangheta rurale sia solo un termine in disuso in quanto essa ha lasciato il posto alla ’ndrangheta imprenditoriale che coopta imprenditori, professionisti di vari campi per ingrassare la propria pancia di denaro. Denaro sporco. (f.p.)

CALABRIA 7

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