Ven. Mar 29th, 2024

Ha ricostruito i fatti il pubblico ministero Domenico Assumma, riferendo di “una trattativa anomala” tesa a favorire il proprietario di un locale a danno dei gestori, abusando del potere di rilasciare pareri e autorizzazioni sulle concessioni demaniali per poi chiedere 1 anni e 4 mesi nei confronti di Andrea Adelchi Ottaviano, di San Giorgio a Cremano, dirigente del settore edilizia privata del Comune di Catanzaro e Giovanni Valentino, proprietario dello stabilimento balneare “Lo Ionio ce l’hai”, gestito dai coniugi Nello Grampone e Matilde Talotta, quest’ultima ammessa parte civile nel processo. Il gup Giuseppe De Salvatore ha aggiornato l’udienza al prossimo 19 aprile giorno delle arringhe difensive dei legali Francesco Iacopino e Nunzio Raimondi e della sentenza.  Un’inchiesta scattata a causa degli attriti sorti fra proprietario e gestore sulle spettanze delle operazioni di rimozione e bonifica in seguito all’incendio doloso che aveva interessato il locale e che aveva portato al sequestro dell’area da parte della Procura, a caccia dei presunti responsabili. Valentino, difeso dall’avvocato Nunzio Raimondi, secondo le ipotesi di accusa, si sarebbe rifiutato di sostenerne le spese, pretendendole da Talotta, sotto la sua supervisione, con una ditta da lui scelta. E Adelchi, assistito dal legale Francesco Iacopino, in tutto questo avrebbe avuto un ruolo da protagonista, tentando di costringere i coniugi a “togliere” i soldi dalle proprie tasche per i lavori di rimozione rifiuti e bonifica dell’area inerenti l’esercizio commerciale, anche se di competenza del proprietario. In particolare, dopo che il gestore aveva ottenuto dall’autorità giudiziaria una autorizzazione per provvedere alla bonifica, Adelchi che già aveva contestato la legittimità dell’autorità giudiziaria, adducendo l’esclusiva competenza a decidere cosa fare dei rifiuti in capo al solo proprietario Valentino, convocava nei propri uffici Talotta e lo stesso Valentino per una trattativa, che il magistrato definisce anomala, tendente a favorire il proprietario: “allora l’interesse di Valentino è non solo farsi il lido nuovo, ma anche recuperarsi quello che è possibile dal vecchio… ergo le due cose sono quasi inconciliabili, che difficoltà avete voi a dire non faccio la pulizia e a questa cosa qua ci metto un paravento, una cerata” Adelchi, in presenza dei gestori dello stabilimento balneare, avrebbe contattato un funzionario della Regione, facendo intendere ai coniugi di essere in grado di incidere sulle vicende in corso, chiedendo a Talotta e a Grampone di non eseguire i lavori di bonifica già autorizzati o ad effettuarli a loro spese, lasciando decidere a Valentino la ditta a cui rivolgersi e il modo in cui operare “che stante il manifestato interesse- scrive la Procura nella richiesta di rinvio a giudizio- era quello di dare una mera copertura, lasciando le cose come stavano per procurargli un vantaggio patrimoniale”. Inoltre a lavori avviati, Adelchi avrebbe aumentato le pressioni segnalando ai Vigili Urbani la presenza di lavori abusivi, pur consapevole che Talotta era stata autorizzata all’esecuzione della bonifica dall’autorità giudiziaria.

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