Il Giudice di Paola chiude il fascicolo su sette imputati, confermando l’assenza di prove per collegare i tumori tra gli ex operai e l’attività della “fabbrica dei veleni”
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Il Giudice per le indagini preliminari di Paola ha disposto l’archiviazione del caso riguardante la fabbrica Marlane di Praia a Mare, nota come la “fabbrica dei veleni”. Gli imputati coinvolti nella complessa vicenda giudiziaria, tra cui Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Carlo Lomonaco, Attilio Ruisse, Silvano Stoner ed Ernesto Antonio Favrin, non saranno più perseguiti.
La Marlane, un tempo simbolo di sviluppo industriale nel Sud Italia e azienda di prestigio per la produzione di tessuti pregiati, ha visto un tragico declino. La chiusura dello stabilimento ha coinciso con un aumento dei casi di malattie, tra cui tumori, tra gli ex operai, sollevando interrogativi sul possibile nesso tra le patologie e le sostanze chimiche utilizzate nella produzione.
Dopo anni di indagini e due processi conclusisi senza colpevoli, la Procura di Paola ha riaperto un nuovo fascicolo per valutare eventuali legami tra i decessi e le attività della fabbrica. Sette persone erano state indagate per omicidio e lesioni, ma, sulla base delle relazioni dei consulenti, la Procura ha richiesto l’archiviazione.
Il gip Carla D’Acunzo ha confermato la mancanza di elementi concreti per stabilire un nesso causale tra le malattie e i materiali usati in fabbrica, evidenziando che non ci sono possibilità di sviluppi utili nelle indagini future. Gli indagati sono stati assistiti da un ampio collegio difensivo, comprendente diversi avvocati di spicco.
Questa archiviazione chiude un capitolo di un lungo processo che ha messo in luce le gravi conseguenze ambientali e sanitarie legate a una fabbrica che, in passato, rappresentava un’importante opportunità economica per il territorio.