Sab. Ott 12th, 2024

Abbiamo tutti condiviso la riflessione di p. Giuseppe Morosini ritornato tra noi per questa solenne concelebrazione. E’ stata un bel dono questa presenza come Metropolita e pastore benemerito della nostra chiesa. Un grazie da parte di tutta la comunità diocesana per il servizio pastorale svolto per un periodo di cinque anni, durante il quale è stato coadiuvato da don Cornelio come vicario generale.

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A don Cornelio che ha continuato a servire questa chiesa come vicario generale e parroco porgo l’augurio più bello ed il grazie per il suo impegno, fedeltà e passione nel ministero. Prendo spunto dal brano della lettera agli Ebrei per questo mio breve saluto: “Circondati da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù” (Eb 12, 1-4). Il testo si avvale di un’immagine presa dal linguaggio sportivo. Sappiamo quanto don Cornelio negli anni giovanili fosse preso dalle attività sportive. Risalta l’invito a perseverare “nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù”. Un invito alla “corsa che ci sta davanti”. Correre come allo stadio, una corsa in cui non siamo soli, ma circondati da “una moltitudine di testimoni”. Correre “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, che dà origine alla fede e la porta a compimento“. Siamo tutti in corsa. Lo sei anche tu, don Cornelio. Una corsa che va avanti secondo tempi e ritmi dettati dal Signore. Lui solo ne conosce la vera durata. Occorre fedeltà e perseveranza: è la cosa fondamentale. L’atleta quando corre non può permettersi di distogliere lo sguardo dal traguardo. Così anche noi dobbiamo tenere gli occhi sempre fissi alla meta che ci viene indicata da Gesù, che è “colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”. Se la nostra vita è una corsa, Egli è la Via, la Verità e la Vita, colui che ha dato il via, l’origine ed il compimento: il primo e l’ultimo, colui che ci sta alle spalle e colui che ci precede. In altre parole, è il nostro passato ed il nostro futuro e, proprio per questo, è anche il nostro presente. Per raggiungere la meta dobbiamo partire da ciò che è già trascorso: il passato, quel passato in cui Dio è intervenuto e si è lasciato incontrare. Non è immaginabile la vita cristiana senza la memoria: la memoria di un passato, in cui Dio ha fatto sentire la sua vicinanza e benevolenza. Questo non può essere dimenticato. Tutti camminiamo sulla scia di un passato intercettato da Dio. In esso cogliamo il senso del nostro cammino. Lo coglie ciascuno di noi, in particolare il sacerdote, la cui vita è stata radicalmente “informata” dall’incontro col Signore. Quel “Mi ami tu?” continua a risuonare in questo momento di preghiera anche per te, don Cornelio. E’ l’eco di un incontro che 50 anni fa ha segnato irreversibilmente il tuo cammino. Il Signore oggi rinnova quell’alleanza d’amore e t’invita ad andare avanti, come hai fatto in tutti questi anni. Sei andato avanti nel ministero sacerdotale, conservando la giovialità di un sorriso per tutti. Hai saputo farlo, perché hai perseverato nella fedeltà a Colui che ti ha scelto e chiamato. Desidero ricordarlo: il segreto del cammino di ogni sacerdote sta nella capacità di tenere lo sguardo su Gesù, nel non perderlo mai di vista, nel fidarsi di Lui, nel perseverare in un intimo legame con Lui. Sempre, soprattutto quando la via si fa in salita e le difficoltà rallentano e appesantiscono il cammino. Per questo l’autore della lettera agli Ebrei esorta a camminare, “deponendo tutto ciò che è di peso ed il peccato che ci assedia”.

La ricorrenza odierna, carissimi fratelli e sorelle, non è tanto per raccontare la vita di un prete, che sarebbe come un tuffarsi in un “mare” di incontri, di dialoghi e di abbracci offerti con gratuità a chi gioisce e a chi sta soffrendo. Una ricchezza di umanità inenarrabile. Siamo qui semplicemente per esprimere gratitudine al Signore e riconoscenza per il servizio gioioso e disinteressato che un sacerdote ha saputo offrire con umiltà, fedeltà e dedizione, ma anche con competenza e amore. Come parroco e come vicario generale. E in tutte le altre incombenze diocesane. Chi ti ha conosciuto ed incontrato, carissimo don Cornelio, è sempre rimasto “colpito” dalla tua affabilità, saggezza ed operosità. Nella diocesi sei stato (lo sei tuttora) un punto di riferimento. Personalmente ti ringrazio per l’aiuto che hai saputo darmi in questi due anni. Grazie per avermi accompagnarmi con l’affetto di un fratello maggiore, indicando sempre la via che antepone il bene della comunità a quello personale. Papa Francesco ci ricordava in una sua omelia che “chi non vive per servire non serve per vivere”. In questa espressione ritrovo la ragione fondamentale del tuo ministero e di ogni ministero.

Concludo, chiedendo a tutti una preghiera speciale per don Cornelio, ma anche per tutti i sacerdoti. Molti compiono quest’anno l’anniversario di sacerdozio: alcuni hanno superato anche i sessanta anni. Il nostro presbiterio diocesano è vario nelle sue espressioni individuali, ma è tanto generoso e disponibile, sa essere gioioso nel servizio. Ma ha tanto bisogno di percepire la vicinanza dei fedeli.

Il Signore benedica i tuoi passi, don Cornelio, e quelli di ogni sacerdote.

+ Francesco Oliva

Vescovo di Locri-Gerace

 

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