I giudici Pendino, Cucciniello e Profeta evidenziano una condotta agevolatrice nei prestiti a Maurizio Ponzoni, legato a un clan del Varesotto, nonostante i rilievi di Banca d’Italia
Come si legge nel provvedimento dei giudici Pendino-Cucciniello-Profeta, eseguito oggi dalla Gdf di Milano e su richiesta del pm Paolo Storari, la Banca Progetto avrebbe tenuto una “condotta agevolatoria” del “sodalizio” con a capo Maurizio Ponzoni, legato a un clan della ‘ndrangheta del Varesotto e arrestato nel marzo 2023, assieme al “sodale” Enrico Barone. Il clan, che operava a Busto Arsizio, avrebbe commesso una serie di reati tributari, fallimentari e di trasferimento fraudolento di valori, anche con l’aggravante mafiosa. E Ponzoni avrebbe ricevuto, attraverso società “a lui riconducibili”, finanziamenti da Banca Progetto, tra il 2019 e il 2023, per circa 10 milioni di euro. Finanziamenti, con fondi a garanzia statale, concessi con una “gestione superficiale e sprovveduta da parte dell’istituto di credito che avrebbe totalmente abdicato le basilari procedure relative all’istruttoria” su quei prestiti, “svalutando i rischi di credito” e senza “adeguata verifica della clientela”. E “perseverando”, inoltre, “nonostante gli accessi ispettivi e i rilievi mossi da Banca d’Italia” tra il 2021 e il 2022. La banca, in sostanza, scrivono i giudici che condividono le analisi del pm, ha seguito la logica della “massimizzazione del business”, indifferente ai “rilievi” mossi da Bankitalia e Uif, come “dimostra l’erogazione dei finanziamenti anche in epoca successiva all’attività ispettiva” e tra questi il “più consistente” per 3,5 milioni di euro il 10 febbraio 2023.
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