Storari si è sempre difeso
dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio su quei verbali
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di Piero Amara, consegnati a Davigo, sostenendo che dai vertici
della Procura milanese era arrivato uno stop all’avvio delle
indagini sulle parole dell’ex legale esterno di Eni sulla
presunta ‘Loggia Ungheria’ (che potevano presentare anche
profili di calunnia).
“Questa indagine deve rimanere ferma due anni”, avrebbe detto
il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale, tramite la
collega, pure lei aggiunto, Laura Pedio, a Storari, stando ai
verbali dell’inchiesta bresciana. “Pedio e Greco (l’ex
procuratore di Milano andato in pensione il 13 novembre, ndr)
forse soprattutto Pedio … sono attenti a selezionare e a
trasmettere a De Pasquale quello che gli serve nel processo
Eni-Nigeria e a non trasmettere quel che lo danneggia”. De
Pasquale, infatti, avrebbe voluto portare Amara come testimone
nel processo Eni-Nigeria (finito con 15 assoluzioni) su presunte
“interferenze” delle difese Eni sul presidente del collegio
Marco Tremolada, ma i giudici non accolsero quella testimonianza
‘al buio’ e i magistrati bresciani archiviarono l’inchiesta su
quelle dichiarazioni di Amara che gettava ombre sui giudici.
“Io per De Pasquale sono sempre stato un soggetto da tenere
alla larga su questa vicenda – ha messo a verbale Storari –
perché più volte… in più occasioni … in colloqui orali …
ma sarà successo 15 o 20 volte… diceva che io gli rovinavo il
processo”.