C’era una volta l’ospedale di Locri in provincia di Reggio Calabria. Una struttura, quando è stata costruita negli anni ‘70, classificata all’avanguardia nel sistema sanitario italiano. Era importante per tutta l’area della locride e oltre. Col passare del tempo però, come avviene di solito, è diventato una gallina dalle uova d’oro per coloro che navigano e sguazzano nel mondo corrotto dell’assistenzialismo e del clientelismo. Dopo le regolari assunzioni che servono per farlo funzionare, a lungo andare, per la nostra tendenza a far degenerare tutto, i reclutamenti diventano selvaggi, nel senso che non si rispettano più i criteri della qualità per fornire risposte e soluzioni alle problematiche sanitarie dei cittadini. I metodi di arruolamento diventano quelli di sempre, quelli ‘soliti’ che rispondono alle logiche del familismo e del ‘comparaggio’. Insomma un opificio con ingaggi aperti. Con questo andazzo, infatti, e per colpa di politiche di scarso spessore, scellerate, miopi e bilanci deficitari, la struttura da serie A, declassa e scende in B e poi ancora in C, a discapito della qualità dell’assistenza, dei servizi e dell’igiene, fino ad arrivare agli anni 2000. Per fingere di evitare il default bisogna correre ai ripari e si ricorre ad un commissario esterno col compito di salvare il salvabile, aggiustare i bilanci dell’azienda e rianimare il ‘moribondo’. Ma pare che non ci sia un piano adeguato e neanche la volontà necessaria, e per effetto del solito scaricabarile tra politici e dirigenti aziendali, sport nel quale eccelliamo, non si riesce ad approdare alla benchè minima soluzione. Allora, i sindaci dei comuni della locride, bontà loro, scendono in campo: manifestazioni, proteste, tavole rotonde e quant’altro. Niente, nulla si muove. La politica, dalle nostre parti è molto obbediente e remissiva e ai piani alti della cittadella apprezzano e ringraziano. Alla fine, si decide che è l’ora di alzare il tiro e si va a ‘protestare’ direttamente a Roma, senza fare scalo a Catanzaro. Ci vanno, gli amministratori nella capitale, non tutti ad onor del vero, e l’iniziativa è alquanto lodevole e meritoria, hanno perfino minacciato di restituire la fascia tricolore, (beh, adesso non scherziamo!), ma hanno portato con loro solo la carota…hanno dimenticato il bastone, ma soprattutto hanno dimenticato a casa gli attori principali, i cittadini, e così sono tornati con le ‘pive nel sacco’. Ormai siamo precari anche nella lotta per i diritti. All’indomani, però, arriva a Locri con tutte le sue truppe, il presidente della Calabria. Tranquilli, l’ospedale non c’entra, egli è lì solo per lisciare i forestali di Calabria Verde, essi sì che sono un bel ‘bacino’. Adesso, dopo la fatica, si è tornati in standby, l’ospedale, il ponte sull’Allaro, le scuole, la mancanza di lavoro. Il proseguo delle cose quaggiù è tutto un programma…
Continua....
Pasquale Aiello