Mar. Nov 5th, 2024

Ieri sera nella splendida cornice di piazza XX Settembre di Ciminà, si è svolta, a cura dell’Associazione Pro Loco, la XVI edizione del premio “Cumino d’oro”. L’importante riconoscimento, istituito per mantenere fede a quanto promesso l’11 agosto 2005, in occasione della presentazione del libro “Ciminà: una storia, una speranza”, ha come obiettivo quello di rendere pubblico l’operato di quei ciminesi che si sono distinti per il loro impegno in campo politico, sociale, artistico, religioso… diffondendo nel mondo la cultura della loro terra d’origine.

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Quest’anno   il riconoscimento è stato assegnato ad una ciminese d’adozione: la maestra Maria Luisa Longo – che ha svolto la sua carriera professionale nella scuola primaria della cittadina per quarant’anni – con la seguente motivazione :” Per aver avuto l ’abilità di far brillare ciascuna stella delle sue tanti classi, tirando fuori da ogni studente il massimo senza far pesare le differenze, formando   intere generazioni guidata dalla passione, dall’amore e dalla competenza.  Per aver saputo aprire alla vita le menti e i cuori di tanti giovani ciminesi  trasmettendo loro l’idea di credere in se stessi e negli altri”

Tanta l’emozione nel ricordare i volti  generazioni di bambini, le attività musicali e teatrali, i laboratori artistici, i viaggi, le feste e i tanti giorni trascorsi all’insegna dell’allegria, del reciproco rispetto con il preciso intento di trasmettere non solo nozioni, ma soprattutto valori.

Alla manifestazione,  moderata dalla prof.ssa Girolama Polifroni- all’interno della quale si è tenuto il convegno sul tema “Formare i piccoli per generare futuro”-  sono intervenuti il  presidente dell’Associazione Pro Loco Domenico Reale, il Sindaco del comune di Ciminà Giovanni Mangiameli, la Dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “Ardore, Benestare, Careri, Ciminà” Anna Delfino, il Presidente dell’ANP Calabria Francesco Sacco, il Presidente dell’Associazione Museo della scuola “I Care”e la scrittrice Lina Furfaro.

Tutti i relatori si sono soffermati a riflettere sull’importante ruolo educativo svolto dagli insegnanti nell’odierna società come nel passato, il solo capace di generare futuro. Perché educare è   costruire   il   presente   pensando   al   futuro:   l’educazione   ne   è  presupposto  e  garanzia.  È  giusto, quindi,  richiamare  gli  adulti  a  questa   inderogabile   responsabilità.   Se   le   nuove   generazioni avvertono  il  senso  di  disorientamento,  di  precarietà  e  sono  alla ricerca  di  un  significato  per  vivere   è  perchè  sono  stati  lasciati  per  troppo   tempo   “senza   padri,   né   maestri”,   senza   cioè   persone   autorevoli   in   grado   di  accompagnare la crescita personale e sociale,  promuovendone l’autonomia e la responsabilità.

Anche  l’adulto  vive  il  senso  di  spaesamento   provocato  da  una  società  liquida,  incapace  di  ricostruire  un  tessuto  di  valori  e  di  accogliere  il  pluralismo  come  opportunità:  un  adulto  insicuro  della  propria  identità,  tentato  spesso  di  nascondere  la  fragile  struttura  interiore  dietro  il  rifugio rassicurante di una tradizione più proclamata che vissuta.

Il futuro, dunque,  si costruisce con la fatica del dialogo, con la ricerca comune, che si nutre di un vocabolario  da  condividere  nella   verità  e  nella  gioia  dell’incontro. Ma  anche  con  la  riscoperta  del  valore  arricchente  della  relazione  interpersonale,  oltre  le  derive consumistico-mercantili  che,  dando  a  tutto  un  prezzo,  snaturano  il  senso  delle  cose,  in  base  alla  convenienza del dare e del l’avere.

L’educazione ci riporta al cuore della gratuità e del dono, della cura di sé e dell’altro.

Allora, per educare al futuro, per generare futuro occorre ritrovare il senso della speranza: non è possibile, infatti, educare se non si guarda al domani con fiducia. Forse  sarà  necessario  recuperare  l’ostinata  fede  di  don  Lorenzo  Milani,  per  immaginare,  attraverso  gli  ambigui  segni  del  presente,  il  mondo  nuovo  che  verrà:  “Il  maestro  deve  essere  per  quanto  può  un  profeta:  perché  deve  indovinare  negli  occhi  dei  ragazzi  le  cose  belle  che  essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in modo confuso”.