Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato a due concittadini: il dott. Domenico Chianese e l’Ing. Bruno Spagnolo i quali, insieme, hanno realizzato il libro “Ai confini della memoria”. Un libro in linea con quelli già dedicati al percorso storico di Ciminà. Una memoria che illustra la sua attualità pulsante e operosa, e , al tempo stesso, ricorda personaggi e fatti delle generazioni che in essa hanno vissuto la loro vita. Parla di Ciminà com’era circa mezzo secolo fa, di un contesto sociale agricolo-pastorale semplice che ruotava intorno alla Chiesa anche se non mancavano episodi di superstizione, racconta degli aromi e dei profumi di quei tempi, delle scampagnate, della scuola, dei giochi, delle feste, dei mestieri e poi dell’avvento dei motori, del primo televisore, delle attività sportive. Tutte cose che servono a ricordare un paese, un territorio, che nell’ultimo mezzo secolo è mutato radicalmente sia nella trama del tessuto sociale che in quella delle diverse attività lavorative e produttive.
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Alla manifestazione, moderata dalla prof.ssa Girolama Polifroni, sono intervenuti il presidente dell’Associazione Domenico Reale, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale il consigliere Domenico Cervonaro e il prof. Orlando Sculli, illustre cultore di storia locale, grande conoscitore del territorio, il quale ha relazionato sulla “valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale aspromontano con particolare riferimento a quello ciminese”. Dal suo intervento è emerso che i calabresi dovrebbero essere più orgogliosi della Calabria e conoscerla meglio, perché solo così si potrà invertire una triste storia fatta di scempi ambientali, abbandoni, incuria ed emigrazione. La consapevolezza potrebbe essere l’ antidoto al degrado e la leva del riscatto sociale, culturale ed economico.
Il patrimonio naturalistico, agricolo, ambientale e culturale aspromontano può sicuramente essere una risposta vincente a questa sfida a patto però che si utilizzino strumenti efficaci ed innovativi in grado di sviluppare e capitalizzare al meglio tutte le potenzialità di tale patrimonio evidenziandone i suoi valori di bellezza, di armonia e di capacità di fare recuperare equilibrio e dimensione umana alle nostre esistenze sempre più frenetiche e sempre meno felici. In passato, i nostri avi avevano imparato ad ottimizzare tutte le potenzialità del territorio, oggi, per progettare il domani dovremmo seguire quel modello di vita, come hanno fatto, per esempio, i giovani di Gerace che hanno ripreso a coltivare lo zafferano e stanno ottenendo un grande successo. Le radici del futuro potrebbero trovasi, quindi, nel nostro passato, un passato glorioso da conoscere, tutelare e trasmettere.
Ricordare il passato è un fatto importante – ha dichiarato il Dott. Chianese nel suo intervento- per tutto e per tutti; è un raccontare per raccontarsi e così riaccendere la speranza di cambiamenti possibili nell’umano e nel sociale, soprattutto se trattasi di un umano e di un sociale in cui ci si identifica e di cui ci si sente parte.