Ven. Ott 11th, 2024

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, dott. Massimo Minniti, nei confronti di Angelo Petullà accusato, nell’ambito dell’operazione “Saggio Compagno”, di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione consumata.

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Ad Angelo Petullà, infatti, viene contestato di far parte, insieme ad altre persone, dell’articolazione territoriale dell’associazione di tipo mafioso denominata “‘ndrangheta”, operante nei comuni di Cinquefrondi, Anoia e nelle località limitrofe, inserita nel mandamento tirrenico della Provincia di Reggio Calabria e, in particolare, di far parte dell’associazione di stampo mafioso nota come “locale di Cinquefrondi” nonché di estorsione consumata, aggravata dal metodo mafioso e con il fine di agevolare la cosca di appartenenza, nei confronti dell’imprenditore boschivo Michelangelo Cartolano.

Avverso la predetta ordinanza, la difesa di Angelo Petullà, rappresentata dagli avvocati Antonino Napoli e Domenico Bellocco, dopo aver svolto indagini difensive, aveva proposto ricorso al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che aveva confermato l’ordinanza.

Avverso quest’ultimo provvedimento i difensori del Petullà hanno proposto ricorso in Cassazione chiedendo, per i motivi in esso articolati, l’annullamento dell’ordinanza.

Nel suo intervento difensivo, davanti la V° sezione della Suprema Corte di Cassazione, l’avvocato Antonino Napoli ha evidenziato che Angelo Petullà, come confermato dalla stessa ordinanza del Tribunale della Libertà, non era stato indicato né dal collaboratore di giustizia Rocco Francesco Ieranò né nell’intercettazione ambientale, captata a casa di Giuseppe Ladini, quale affiliato alla ‘ndrangheta.

La lite tra Fortunato Spanò e Angelo Petullà, ripresa dalle telecamere poste nei pressi di casa Ladini, riguardava fatti esclusivamente personali e non, come erroneamente ritenuto dall’ordinanza impugnata, la presunta contestazione del mancato rispetto degli accordi di natura estorsiva, precedentemente imposti dai capi della cosca, al suocero dello Spanò, Michelangelo  Cartolano.

La Cassazione, accogliendo le argomentazioni dell’avvocato Antonino Napoli, ha annullato con rinvio l’ordinanza impugnata imponendo, al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, un nuovo giudizio in cui dovrà attenersi alle indicazioni di diritto provenienti dalla Suprema Corte.

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