«Il clan Bevilacqua – Passalacqua ha di fatto creato all’interno dei quartieri abitati dagli stessi una sorta di area franca anche con la costruzione di una “roccaforte”, nella quale i consociati possono impunemente commettere attività illecite, creando un impatto ambientale nelle aree di Germaneto, Pistoia, Aranceto, Stretto Antico e Catanzaro Lido». Così la Squadra Mobile di Catanzaro descrive la realtà della periferia sud del capoluogo nell’informativa che ha dato il via all’inchiesta sul cosiddetto “Clan degli Zingari”. L’operazione, coordinata dalla Dda, nell’aprile scorso aveva portato a 62 arresti. L’indagine ha documentato il temuto salto di qualità della criminalità rom. Da manovalanza nelle mani dei più importanti casati di ’ndrangheta, a gruppo criminale autonomo capace di trattare alla pari con i clan di Isola Capo Rizzuto e di imporre «la pressione tipica delle organizzazioni mafiose» su gran parte di Catanzaro, ottenendo così la gestione indipendente delle attività estorsive, oltre che delle attività di spaccio di sostanza stupefacente sul territorio di Catanzaro.
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