Il processo d’appello conferma le accuse contro la cellula mafiosa di Scilla, Bagnara e Sant’Eufemia, che monopolizzava il traffico di droga nella zona.
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Le quindici condanne emesse nel processo d’appello “Lampetra” hanno confermato le accuse della Procura antimafia di Reggio Calabria contro una pericolosa cellula della ’ndrina “Nasone-Gaietti” di Scilla. L’organizzazione criminale controllava lo spaccio di sostanze stupefacenti tra Scilla, Bagnara e Sant’Eufemia in Aspromonte. Le indagini, che hanno coinvolto intercettazioni telefoniche e attività investigative da parte dei Carabinieri, hanno rivelato come alcuni degli indagati si vantassero apertamente del monopolio sul mercato della droga. Le intercettazioni hanno documentato dichiarazioni come quella di un membro del clan che affermava: «400 clienti vengono sempre qua da noi, gente di Scilla, Bagnara, Villa San Giovanni» per acquistare cocaina e marijuana. Il narcotraffico era supportato da rifornimenti di cocaina dai clan di Sinopoli, mentre la marijuana veniva coltivata, essiccata e venduta direttamente all’interno delle abitazioni dei membri del clan.