Il progetto (unico in Calabria) di un “Parco a mare” a tutela dell’ecosistema, che aveva attirato l’attenzione di di intellettuali come Settis e Rovelli, sembrava a rischio. Ma ora si è aperto uno spiraglio con il dialogo tra il primo cittadino e gli attivisti del “Laboratorio territoriale”
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L’«ultima spiaggia», ovvero l’unico caso in Calabria in cui un Piano spiaggia è stato redatto raccogliendo il contributo di cittadini ed esperti di ambiente e urbanistica. Quella di Condofuri, nel Reggino, è insomma un’esperienza che potrebbe essere destinata a rappresentare un modello anche per gli altri Comuni costieri della regione. Il Corriere della Calabria ne ha parlato più volte, ospitando anche gli interventi di intellettuali del calibro di Carlo Rovelli , mentre da ultimo sulla questione è tornato, in un’intervista, Alberto Ziparo, docente di Pianificazione urbanistica all’Università di Firenze. Il Piano spiaggia predisposto dalla precedente amministrazione comunale con il contributo determinante del “Laboratorio territoriale” era stato approvato dalla Regione, ma il cambio di guardia alla guida del Comune aveva fatto emergere il rischio di un passo indietro a favore di una cementificazione giustificata, era il timore di alcuni, da asserite necessità di un rilancio economico della zona. Questo pericolo però sarebbe al momento scongiurato alla luce della riunione tenutasi alla vigilia di Ferragosto tra il “Laboratorio territoriale” e il primo cittadino Tommaso Iaria.
Un incontro che ha portato a un «esito positivo» secondo gli stessi attivisti del “Laboratorio”. Il progetto del “Parco a mare” ha posto l’attenzione verso un «paesaggio identitario» lontano da fenomeni di omologazione turistica, le cui caratteristiche naturali, con una riduzione drastica del consumo di suolo e la consapevolezza dell’alto valore ambientale, potrebbero costituire le principali attrattive per i visitatori. E il sindaco «ha dato piena conferma dell’attività in atto per la valorizzazione dell’area», fanno sapere gli attivisti di Condofuri, e si è stabilito «di far ripartire la procedura dell’intervento sul litorale cittadino dal punto in cui è stata lasciata dalla precedente amministrazione».
«La realizzazione del “Parco a mare” sarà di esempio – si legge nella nota del “Laboratorio” – per uno sviluppo in sintonia con la cura del paesaggio, la difesa del suolo e delle peculiarità del luogo. Si ricorda, a titolo di esempio, che in quella zona nidifica la tartaruga marina Caretta caretta».
Il primo cittadino, spiegano ancora i rappresentanti del “Laboratorio” ha dichiarato che il suo impegno per la realizzazione del “Parco a mare”, sorretto dalla consapevolezza che il turismo e gli operatori economici devono contribuire alla cura degli equilibri ambientali e non al loro affossamento, sarà convinto e costante. E lo stesso Ziparo ha espresso soddisfazione e fiducia: «A settembre, appena i responsabili dell’ufficio tecnico comunale rientreranno dalle ferie, ci sarà un nuovo incontro per ragionare su una lieve modifica al piano di spiaggia, già approvato in Regione e approdato alla Città metropolitana, che lo renderebbe più omogeneo alla logica del Parco a mare».
L’INTERESSE PER IL “MODELLO” CONDOFURI La difesa del suolo, il risanamento idrogeologico, la cura del paesaggio, dei segni della storia e, non ultima, anche della salute dei cittadini, dovrebbero essere priorità delle istituzioni. Invece spesso gli enti locali hanno utilizzato il mito del progresso per favorire gli interessi di chi guadagna col cemento ingaggiando, così, una guerra contro gli ecosistemi e la bellezza del territorio. Mentre si continua a dilapidare una ricchezza formata da capolavori di interazione tra l’uomo e l’ambiente, insomma, la notizia che in un piccolo paese dell’estremità meridionale della Calabria fosse in corso un confronto democratico per salvaguardare la biodiversità e la bellezza storica dei luoghi aveva destato l’interesse di intellettuali – oltre a Rovelli – come Piero Bevilacqua e Salvatore Settis, che hanno lanciato appelli a cui hanno aderito diverse personalità del mondo della cultura e dell’associazionismo. E un contributo autorevole è arrivato anche da Giuseppe Barbaro, professore di Regime e protezione dei litorali dell’Università di Reggio Calabria, che già nel luglio dell’anno scorso scriveva in una lettera ai cittadini e agli amministratori di Condofuri: «Mi sono già espresso sulla imprescindibilità del ripristino e del mantenimento delle dune al fine di un efficace contrasto al fenomeno dell’erosione costiera e sul fatto che un ecosistema, fragile in continuo stato evolutivo, è fortemente danneggiato dalla presenza di stabilimenti balneari, che comporterebbero calpestio ed alterazione alle forze naturali che entrano in gioco in tali processi. Allo scopo, le predette linee guida prevedono dei sentieri di accesso alla spiaggia per i bagnanti al fine di evitare un eccessivo calpestio che danneggerebbe la vegetazione dunale in fieri». L’invito di Barbara era insomma quello di ridurre «al minimo indispensabile l’inserimento, in fase progettuale, di spiagge attrezzate in quanto come scritto sapientemente da Carlo Rovelli, i luoghi non artificializzati diventano attrattivi per quei turisti responsabili, alla ricerca della natura e del cibo biologico, che negli ultimi tempi sono in crescita esponenziale, al contrario del divertimentificio standardizzato che è stato utilizzato non correttamente nelle coste calabresi e che ormai non attira e non produce più benessere economico alle collettività. Pertanto – era la conclusione di Barbaro – vi invito ad individuare e concentrare in una specifica zona gli stabilimenti balneari che intendete attivare in modo da evitare possibili interruzioni che comprometterebbero la possibilità di ripristino delle dune lungo i tratti costieri del vostro lungomare».
fonte corriere della calabria