Archiviato il clamoroso colpo di scena durante la prima riunione del Consiglio Metropolitano avvenuta qualche giorno fa è ora di guardare avanti e di strada da fare ce n’è tanta.
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Il prossimo obiettivo del Consiglio, guidato da Giuseppe Falcomatà è la redazione di uno Statuto, una specie di Carta Costituzionale del nuovo ente che fra norme, diritti e doveri regolamenterà non solo le competenze ma anche gli equilibri durante gli accesi dibattiti a seguire.
Lo stesso Falcomatà ha dichiarato: “Lo Statuto dovrà guardare almeno ai prossimi vent’anni prevedendo la presenza delle zone omogenee” questo al fine di distinguere le varie aree della provincia e le loro peculiarità.
Un progetto a lungo termine che pare un’utopia considerando le liti, anche fisiologiche, dettate dalla diversità di vedute nonché dalla necessità di un’aggregazione maggiore che avverrà col tempo.
Lo Statuto dovrà rendere tutti concordi in quanto stabilirà le “norme fondamentali dell’organizzazione dell’ente nonché l’articolazione delle competenze”.
Un passo decisivo dunque, che proverà se il divario fra i due schieramenti sia stato superato o se le visioni differenti possano compromettere l’equilibrio dell’ente.
Lo Statuto dovrà essere approvato dalla “Conferenza metropolitana” ovvero l’assemblea dei Sindaci con voti che rappresentano almeno un terzo dei comuni facenti parte della città metropolitana e almeno i due terzi della popolazione residente.
Una legge, quella del Rio, che sta sicuramente dando delle risposte ai più scettici, negative o positive che siano.
SARA FAZZARI